PERUGIA – “La SII (servizio idrico integrato) è stata, nel novero delle regioni dell'Italia centrale, la peggiore esperienza di gestione privatistica da parte di una società mista pubblico-privato dove i comuni hanno la maggioranza delle quote sociali”. Così Damiano Stufara, capogruppo Prc-Federazione della Sinistra in consiglio regionale, in occasione dell’assemblea dei soci della SII, prevista per domani a Terni “che merita di riportare la questione dell'acqua, intesa come bene comune e diritto inalienabile, all'attenzione dell'opinione pubblica e della politica locale e regionale”. Stufara trae queste considerazioni da due elementi strategici: da un lato “i costi del servizio idrico per i cittadini della provincia di Terni che, nel corso degli ultimi anni, hanno subìto un'impennata insostenibile (da 0,98 a 2,11 € ogni metro cubo, con un indebitamento valutato in 60 milioni di euro) portando il territorio ternano fra quelli dove il costo dell'acqua è maggiormente elevato, mentre nella fase precedente, quella in cui il servizio era gestito a livello comunale o da aziende locali interamente pubbliche, nella provincia di Terni si registrava una tariffa fra le più basse d'Italia”. Il secondo elemento, secondo l’esponente di Rifondazione comunista, riguarda la qualità del servizio “che non è stata accresciuta adeguatamente, tanto che si registrano periodicamente interruzioni del servizio in aree importanti e una qualità dell'acqua spesso al di sotto dei parametri per nulla restrittivi fissati dalla normativa nazionale”. “Negli ultimi anni, - sostiene Stufara - è cresciuta nella società civile la consapevolezza di tutto ciò, unitamente alla necessità di riportare la gestione dell'acqua sotto la mano pubblica, l'unica che può consentire di rendere pienamente esigibile un diritto di cittadinanza come quello all'acqua e di salvaguardare le riserve idriche, considerandole un bene comune, quindi non alienabile e non sottoponibile alle brutali logiche del mercato. Ne è una dimostrazione emblematica – spiega - il grande successo che sta incontrando la raccolta di firme per indire un referendum abrogativo della legge ‘Ronchi’, voluta dal governo Berlusconi, che obbliga i Comuni alla gestione privata, contro la quale anche la Giunta regionale nella scorsa legislatura intese ricorrere alla Corte Costituzionale”. “Proprio la campagna referendaria – commenta Stufara - condotta dal comitato promotore e dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua, che ha già visto l'adesione di circa un milione di italiani e che anche nel nostro territorio è animata da una rete vasta e articolata di soggetti politici e associativi, rafforza la necessità che le forze politiche al governo dei territori avviino una riflessione che rapidamente permetta una riforma complessiva del settore, concretizzando quanto un anno fa i partiti del centro-sinistra scrivevano nell'accordo programmatico che ha permesso di eleggere il presidente della Provincia e il sindaco di Terni”. Il capogruppo regionale del Prc- Fed.sin., ricorda come in quel documento politico, si affermava: “La riforma della governance dei Servizi pubblici locali va tematizzata attraverso il riequilibrio dei rapporti tra pubblico e privato, dove al primo viene riconosciuto il compito delle indicazioni delle priorità dedotte dagli interessi generali. E’ a partire da questo profilo riformatore che la questione della tutela dei beni comuni, intesi come diritti inalienabili, e della compiuta affermazione di un governo pubblico dell’acqua saranno gli obiettivi strategici da perseguire, insieme ad un’azione politica che punti ad una sua ripubblicizzazione” . Per Stufara, si è arrivati al momento delle scelte: “Per questo – dice - invito i sindaci della provincia di Terni, che domani parteciperanno all'assemblea dei soci della SII, ad intraprendere tutte le necessarie azioni volte al superamento di una situazione non più sostenibile, dalla quale dipenderà buona parte della relazione fra governanti e governati nei prossimi mesi. Non si tratta semplicemente – conclude Stufara - di cambiare la composizione del cda, atto pur indispensabile, visto il fallimento fatto registrare dagli amministratori uscenti, ma di cambiare l'orizzonte strategico su cui si sono assunte scelte che si stanno rilevando negative e vessatorie per l'intera comunità”. Condividi