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di Tommaso Vaccaro ROMA – “Cultura: omicidio di Stato”. Lo striscione sorretto in aria da palloncini neri, campeggia su una piazza Navona gremita di attori, registi, autori, lavoratori, maestranze del mondo dello spettacolo e giornalisti. Ma ci sono anche centinaia di semplici cittadini a celebrare il lutto della cultura italiana, assassinata per decreto dai tagli del ministro Bondi. Un omicidio/suicidio, sarebbe più corretto definirlo, visto che il colpo d’accetta è inferto su un settore strategico del (“fu”) Bel Paese. La protesta è organizzata dal MovEm09, ovvero il “Movimento emergenza cultura spettacolo lavoro” che raggruppa tutte le associazioni e sigle sindacali del mondo della cultura e dello spettacolo (Slc-Cgil, Sai, alla Fistel-Cisl, Fai, Uilcom-Uil, Unda, Fnsi, all’Usigrai). Al loro fianco ci sono decine di associazioni della cultura e i partiti dell’opposizione. In questo caldo pomeriggio romano di metà giugno, prendono la parola da un palco insolito per chi è abituato a calpestare le scene dei teatri, degli studi televisivi e cinematografici, attori come Giulio Scarpati (segretario del Sai-Sindacato attori italiano), Fabrizio Gifuni ed Ascanio Celestini. Ma la rabbia per i “tagli indiscriminati alla cultura” fatti dal governo, trascina in piazza persino giganti della musica italiana come Renato Zero. Tagli che “sono un'eresia formidabile”, denuncia il cantante, e “al di là dell'arte vanno a danneggiare la ricchezza patrimoniale di un paese”. La verità, continua un infuriato Renato Zero, è che chi ci governa ha “paura della cultura e anche delle intercettazioni. Perché tenere la gente al buio e nell'ignoranza fa comodo”. Dietro la mannaia sulle fondazioni lirico-sinfoniche, sui fondi per lo spettacolo e su enti storici come l’ETI (Ente teatrale italiano) e il Centro sperimentale di cinematografia, c’è infatti un progetto politico chiaro. Da una parte si lavora per l’azzeramento della cultura al fine di “renderla una merce e quindi – afferma dal palco Ascanio Celestini – appannaggio solo di chi avrà la possibilità di comprarla”. Ma l’obbiettivo primario del governo e del centrodestra di maggioranza resta quello di demolire il pensiero critico dei cittadini. Di “logica comune nell'attacco alla cultura e all'informazione”, parla dunque Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana. “C'è al fondo la stessa idea che sia scomodo e fastidioso tutto ciò che contrasta un'immagine forzatamente positiva del paese” continua l’esponente dell’Fnsi, “la stessa idea che i cittadini debbano essere distratti, fatti divertire, mai spinti a pensare, come se fossero degli adulti-bambini che alla tv e al cinema chiedono solo evasione”. L’attore Giulio Scarpati parla di “tagli indiscriminati alla cultura” operati da questo governo. Ovviamente, ricorda il segretario del Sai, “non è vero che la cultura non serve a niente, ma al contrario può essere produttiva” e dunque, aggiunge Scarpati, andrebbe “valorizzato ‘l’artigianato delle nostre produzioni”. Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, indica lo “stillicidio di interventi contro ogni forma di libera conoscenza, informazione ed espressione”. Da piazza Navona, l’esponente sindacale denuncia come l’Esecutivo e la maggioranza non si fermino di fronte a niente, “con norme spesso non costituzionali e creando ulteriori disoccupati in una fase drammatica di crisi. Eppure – continua Fammoni – questi settori dovrebbero rappresentare una materia prima fondamentale dell'Italia su cui investire per uscire dalla crisi”. L’opposizione in piazza Ci sono anche i partiti dell’opposizione nella gremita piazza romana, con il senatore del Pd, Ignazio Marino, che accusa il governo di una “mancanza totale di una visione strategica di crescita e sviluppo del nostro Paese”. “L'Italia – ricorda l’esponente democratico – per sua natura e fortuna è dotata di un patrimonio umano ed artistico che tutto il mondo ci invidia, solo i nostri governanti non se ne rendono conto”. Per il verde Angelo Bonelli, il governo Berlusconi “ha scelto di seguire la strada che porta all'omicidio della cultura in Italia: e così facendo sceglie di uccidere anche la nostra storia, come se Verdi, Michelangelo, Rossini potessero essere cancellati senza colpo ferire”. Un omicidio dietro cui si cela, ricorda ancora l’europarlamentare dell’Idv, Luigi De Magistris, “un più organico intento di smantellare la cultura e l'arte e di conformare il pensiero dei cittadini italiani”. Secondo l’esponente dipietrista, infatti, “stiamo assistendo all'annullamento degli organi giudiziari, ad una progressiva privatizzazione generale, alla soppressione della libertà di informazione e ad una pericolosa concentrazione del potere. Questo governo vuole che si perda l'identità culturale italiana in nome di un 'Grande fratello’ che vuole cambiare il Paese”. da Dazebao.org Condividi