Rispetto all'incontro sul futuro dell'Università degli Studi di Perugia che si terrà domani a Roma tra Regione dell'Umbria e Ministero, Rifondazione comunista di Perugia ritiene innanzitutto di dover ribadire che il disegno di legge sull'Università che il Parlamento sta “discutendo” mantiene un carattere ipercentralista, autoritario e che precarizza ulteriormente la figura del ricercatore. Gli atenei sono al collasso finanziario e i rettori si ritrovano di fronte alla possibilità di aumentare le tasse o a quella di ridurre l'offerta e dunque i corsi di laurea. In sostanza il sistema d'istruzione universitario, formazione e ricerca, già ampiamente ridimensionato, è al centro di un progetto di smantellamento della centralità del ruolo pubblico. Non è certo questa la novità, visto che il governo continua nel suo progetto di costruire una società più frammentata, più ignorante, più manipolabile, un progetto che si fonda sulla riduzione del sapere a merce. Su queste premesse pensiamo che l’Università degli Studi di Perugia vada difesa con grande forza e determinazione. L'Università è ancora il luogo da cui ripartire per valorizzare le nostre eccellenze e per un nuovo sviluppo sociale ed economico. Siamo di fronte a tagli ingiustificati, gravi e dannosi. Non si tratta di campanilismo, tutt'altro: siamo talmente consapevoli del ruolo centrale dell'Ateneo di Perugia e di ritenere che la battaglia da intraprendere debba avere le caratteristiche di una mobilitazione regionale. Nello stesso tempo, però, siamo contrari al fatto che potrebbe essere Perugia a pagare in termini di sacrifici, tagli e ridimensionamenti di corsi di laurea il prezzo della mannaia ragionieristica di Tremonti e compagnia. È del tutto inaccettabile che sia Perugia, una delle più antiche ed importanti Università italiane, a vedere ridotta l'offerta e la qualità. E questo, è bene ricordarlo, perché l'Università degli studi di Perugia è e rimane l'Università dell'intera regione.
Enrico Flamini
Segretario Provinciale Prc Perugia
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