PERUGIA - "Viviamo in un contesto urbano in cui si è prediletta un’azione quantitativa a scapito della qualitativa è necessario, pertanto, che le istituzioni comincino a lavorare in maniera differente, affinché curino il paesaggio tenendo conto della sua bellezza. E la Provincia di Perugia sta agendo in questa direzione poiché per la prima volta negli ultimi dieci anni sta mettendo a disposizione il proprio know-how per realizzare piani regolatori in ausilio dei Comuni". A parlare è il Presidente della Provincia di Perugia, Marco Vinicio Guasticchi intervenuto alla presentazione dell’ultimo libro del professor Roberto de Rubertis “Morfologie evolutive dell’architettura” avvenuta nei giorni scorsi alla Sala del Consiglio della Provincia. Una presentazione “molto partecipata” che ha offerto spunti di riflessione trasversali, grazie alla tavola rotonda dal titolo “Città e architettura: evoluzione deliberata o inevitabile?” a cui hanno partecipato varie figure, come sociologi, giuristi, architetti, ingegneri, per analizzare l’architettura delle nostre città, partendo dal punto di vista evoluzionista. Infatti, il libro di De Rubertis affronta la teoria evoluzionista applicata all’architettura per cui il trasformarsi progressivo dell'ambiente e dei manufatti nonché l'attività stessa del progettare vanno intesi come operazioni di modificazione graduale della preesistenza, vale a dire come fenomeni che, secondo la terminologia biologica, sono vere e proprie "mutazioni". Mutazioni talora impercettibili, talora violente, che possono essere causate non solo da atti consapevolmente deliberati, in vista di particolari obiettivi (la progettazione intenzionale), ma anche da fatti accidentali, involontari o diversamente diretti, il cui adattamento alle situazioni contingenti risulta vantaggioso (magari imprevedibilmente) e quindi selezionabile come prodotto utile. De Rubertis applica l’a-b-c del pensiero evoluzionista ai temi della progettazione. “Se accettato e accolto in tutte le sue conseguenze - sostiene l’autore -, comporta profonde revisioni del concetto stesso del progettare, che ne risulta sensibilmente più orientato verso un programma di progressivi cambiamenti "deboli", verificabili e modificabili nel tempo, piuttosto che verso l'idea, in antico assai più perseguita, del progettare come pensiero "forte", duraturo e assoluto. Le implicazioni teoriche e operative di questa rinnovata linea di pensiero non sono poche. Il concetto del progettare ne risulta molto modificato, indebolendosi il suo senso finalistico, non più sorretto da un ideale processo di razionalizzazione globale dell'agire, né dalla visione di un suo fine lucidamente e sistematicamente perseguito. Per contro risulta in esso rafforzata la presenza e l'efficacia degli episodi imprevisti, del caso e dell'accidente. In tal modo l'iter progettuale si avvicina maggiormente all'opera artistica, dove è alto il ruolo ispiratore e condizionante della contingenza, dell'inessenziale e talora anche dell'errore nel processo ineffabile del costruire”. Sono intervenuti il professore Franco Purini de "La Sapienza" di Roma il professor Paolo Belardi dell'Università di Perugia, l'architetto Raffaello di Benedetto della Provincia di Perugia, i professori Alessandra Pioggia e Roberto Segatori dell’Università degli Studi di Perugia, oltre all'editore Fabio Quici di Roma e il Direttore dei Musei Scientifici di Roma dottor Vincenzo Vomero. Alla realizzazione dell’evento ha contribuito Umbria Acque. Condividi