Si fa sempre più seria la situazione nel Golfo del Messico. E appaiono sempre più goffi i tentativi di bloccare la dispersione in acqua del petrolio. Infatti, mentre la marea nera si sta avvicinando pericolosamente alle coste della Florida annunciando un dramma nel dramma, procedono a rilento le operazioni con le quali la British Petroleum sta tentando di contenere la fuoriuscita del greggio.
Si tratta del piano “Cup and Cut”, ovvero taglia e tappa, il quarto messo a punto dalla compagnia britannica, dopo il fallimento di tutti i precedenti tentativi. Questa tecnica consiste nel recidere il braccio flessibile del pozzo ed inserire un tappo sulla sua valvola per catturare e aspirare il greggio che fuoriesce ormai dal 20 aprile scorso, giorno dell’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon. Il petrolio verrebbe portato su una nave in superficie grazie ad un tubo lungo oltre 1,5 chilometri. Al momento comunque è stata effettuata solo la prima parte dell’operazione, ovvero il taglio di una delle estremità del braccio del pozzo e si sta procedendo al secondo taglio, quello della base di tale braccio.
Ma l’operazione, iniziata ieri, ha già subito una battuta d’arresto. Una delle seghe utilizzate per recidere il pozzo era infatti rimasta incastrata ed è stata liberata solo da poche ore. La tecnica “Cup and Cut” è molto rischiosa e fa discutere soprattutto perché, se non andrà a buon fine, avrà causato solo un aumento della quantità di petrolio disperso in acqua. Per ora, scrive la ABC, ha già provocato un incremento del 20% nella fuoriuscita di greggio.
Che la situazione sia grave lo si capisce dalle parole di Barack Obama. Alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania, il presidente statunitense, duramente criticato per non essere riuscito a risolvere in 44 giorni la sfida della marea nera, è sceso nuovamente in campo in prima persona contro quello che definisce “il petrolio facile” ed ha dichiarato che “fermare questa perdita e contenere il danno deve essere la priorità numero uno del governo”. Obama ha affermato che “ci sono rischi intrinseci nelle trivellazioni a sei chilometri sotto la superficie della Terra, rischi destinati a crescere più diventa difficile l’estrazione del greggio”. Per questo ha assicurato che le trivellazioni offshore andranno avanti “solo se sono sicure e solo se usate come soluzione a breve termine nel passaggio a una economia basata sull’energia pulita”.
E proprio rispetto al tema energetico Obama si è impegnato a trovare “nei prossimi mesi” i voti in Senato per far approvare la legge sull’energia. “Difenderò la necessità di un futuro basato sull’energia pulita in ogni possibile occasione e lavorerò con chiunque in entrambi i partiti pur di far approvare questa legge. E la faremo approvare”, ha dichiarato il presidente statunitense rilanciando il suo piano energetico che, come è noto, prevede anche l’apertura di nuove centrali nucleari.
Intanto il ministro di Giustizia Holder ha fatto sapere che le autorità statunitensi hanno avviato un’inchiesta giudiziaria, penale e civile, per identificare le responsabilità e punire i colpevoli di questa catastrofe ambientale senza precedenti. E mentre si attende di conoscere, nelle prossime ore, il risultato delle operazioni portate avanti dalla Bp, la speranza è che chi prende le decisioni, in ogni parte del Mondo, abbia il buon senso di guardare al futuro e il coraggio di far prevalere la vita su qualsiasi interesse economico. Il che significherebbe anche riconoscere che non è lungimirante la decisione di investire sul nucleare, mentre è ormai ineludibile la scelta di volgere lo sguardo verso fonti energetiche rinnovabili e davvero pulite.
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