PERUGIA - ''Con il cuore in mano vi chiedo di non condannare una persona innocente'': Tiziana Deserto, la mamma di Maria Geusa, la bimba di Citta' di Castello uccisa nel 2004, stamani piangendo si e' cosi rivolta ai giudici nell'aula della corte d'assise d'appello dove e' processata per concorso nell'omicidio della figlia. In primo grado era stata condannata a 15 anni di reclusione. La sua e' stata una dichiarazione spontanea durata una ventina di minuti. ''Non posso pagare - ha detto ancora - per una cosa che non ho commesso''. Nella scorsa udienza il pm Giancarlo Costagliola aveva chiesto un aumento della pena, 19 anni di reclusione, per concorso nell'omicidio della piccola per il quale e' gia stato condannato all'ergastolo con rito abbreviato Giorgio Giorni, l'imprenditore presso il quale lavorava il marito della imputata e che era diventato amico di famiglia. Stamani sono cominciate anche le arringhe dei difensori. L' assoluzione di Tiziana Deserto e' stata chiesta dall' avvocato Eugenio Zaganelli perche' - ha detto - ''la sentenza di primo grado e' basata su fondamenta di argilla. E' una sentenza non vera - ha sostenuto - e per questo l' imputata deve essere assolta''. Tiziana Deserto era stata condannata anche per concorso nella violenza sessuale della figlia morta nell' aprile del 2004 all' eta' di due anni e sette mesi. ''Ho il rimorso di essermi fidata di Giorgio Giorni, che conobbi nel 2003 come una persona cara e che invece oggi reputo un mostro'' ha detto ancora nella sua dichiarazione spontanea. ''Sono distrutta - ha proseguito al microfono con un filo di voce mentre si asciugava le lacrime con un fazzoletto -. Vengo accusata di cose infamanti ma sono innocente. Ero innamorata di quell'uomo, non le ho affidato Maria sapendo che avrebbe commesso cose che non voglio nemmeno immaginare''. L'imputata ha spiegato ai giudici che nel giugno 2003 conobbe l'imprenditore edile che offri' un lavoro al marito, Massimo Geusa, quando la sua famiglia si era trasferita in Umbria dalla Puglia: ''Qui volevamo - ha riferito - una vita migliore, soprattutto per nostra figlia. Giorni mi regalo' un completo intimo, io mi stavo innamorando di quell'uomo che acquisto' anche una bambolina per mia figlia''. I nonni paterni hanno deciso di costituirsi parte civile nel processo d'appello chiedendo come risarcimento simbolico un euro. La sentenza e' attesa per il 9 giugno. Condividi