PERUGIA - I rischi di ammalarsi di tumore alla cervice uterina sono appena dello 0,90 per cento tra le donne umbre oltre i 50 anni di eta' che hanno effettuato un Pap-test negli ultimi tre anni, mentre salgono al 68 per cento tra quelle che hanno risposto solo la prima volta all'invito a sottoporsi all'esame, aderendo al Programma di screening citologico. ''Un dato che deve far riflettere sull'importanza che riveste la prevenzione'', ha sottolineato l'assessore regionale alla tutela della Salute Vincenzo Riommi, nella conferenza-stampa di presentazione delle nuove tecnologie che verranno introdotte entro giugno nel programma di screening per la prevenzione del carcinoma del collo dell'utero dell'Asl 1 Citta' di Castello-Gubbio, in collaborazione con la Asl 2 Perugia. Saranno interessate - riferisce un comunicato della Regione - otto-diecimila donne tra i 35 e i 64 anni, che verranno invitate a recarsi in uno dei 12 consultori della Asl per il Pap-test. ''Restano invariate le modalita' di prelievo - ha spiegato Basilio Ubaldo Passamonti, responsabile dell'Unita' organica di Citologia dell'Asl 2 Perugia - ma il campione, invece di essere strisciato su un vetrino, viene immesso in una soluzione liquida e puo' essere utilizzato per ulteriori accertamenti che si rendessero necessari, evitando alla donna di doversi sottoporre a un nuovo prelievo''. ''Dall'introduzione di questo metodo di cui e' gia' provata la validita' scientifica - ha detto l'assessore Riommi - che la Regione Umbria ha previsto nel Piano sanitario regionale 2009-2011, auspichiamo un salto di qualita' non solo sotto il profilo tecnico. Intanto lo applicheremo nell'Asl 1 per un anno, per poi valutare se produce risultati ancora migliori di quelli finora ottenuti nel campo della prevenzione. A fronte dei maggiori costi del test - ha aggiunto - auspichiamo di guadagnare in termini soprattutto di salute e di qualita' della vita degli umbri, non solo per le minori risorse necessarie per la cura. Un'apposita commissione - ha riferito - valutera' il rapporto tra costi e benefici, da cui dipendera' l'estensione della citologia in fase liquida per lo screening sull'intero territorio regionale''. L'Umbria ''che si colloca al quarto posto nella valutazione complessiva delle performance in sanita' - ha detto ancora Riommi - si pone sempre al vertice nelle attivita' di prevenzione, come dimostrano anche i dati del settimo Rapporto dell'Osservatorio nazionale screening''. Per quanto riguarda lo screening citologico, che in Umbria e' stato attivato nel periodo 1997/99 in tutte e quattro le Usl per le donne tra i 25 e 64 anni, coinvolgendone oltre 300mila con circa 70mila Pap-test ogni anno, la percentuale di adesione all'invito vede le umbre al secondo posto con il 58,2 per cento (dopo la Valle d'Aosta con il 59,4 per cento), mentre l'Umbria e' al primo posto per il ''valore predittivo'', la capacita' di diagnosi delle lesioni precoci (29,1 %, media nazionale 16,1). ''Risultati che ci spingono a fare di piu' e meglio nel campo della prevenzione - ha commentato l'assessore regionale alla tutela della Salute - e che si sono ottenuti grazie alla forte capacita' di cooperazione tra le Aziende sanitarie e ospedaliere, come dimostra anche l'attivazione di questa innovazione, alla capillarita' dell'offerta sul territorio dove sono attivi 80 punti di prelievo citologico informatizzati che rendono piu' facile l'accesso, alla qualita' delle prestazioni delle strutture di riferimento, due centri di citologia per la valutazione e un laboratorio di biologia molecolare. Un ulteriore esempio - ha detto - di come anche una piccola Regione riesce a garantire la massima qualita' senza allontanare i servizi dal cittadino''. Nella lotta al carcinoma, e' stato ricordato inoltre, nel 2007 l'Umbria e' stata la prima Regione in Italia a introdurre il test ''Hpv'', per accertare la presenza dei ''papilloma virus'', alcuni dei quali sono quelli piu' frequentemente implicati nel tumore del collo dell'utero. Solo in presenza di ''Hpv'', e quindi di maggior rischio di ammalarsi, le donne sono state chiamate per il secondo livello del Programma, la colposcopia, per la cura delle lesioni riscontrate. Sono stati cosi' risparmiati, e' stato sottolineato, circa 20/25mila euro all'anno, investiti per offrire Pap-test gratuiti anche alle giovani tra 18 e 24 anni. Nella Asl 1, ha ricordato il direttore generale Emilio Duca, e' partita intanto una campagna di informazione e formazione per gli operatori sanitari, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale per garantire la maggior efficacia del Programma di screening e della prevenzione. Alla conferenza-stampa hanno preso parte Mariadonata Giaimo, dirigente del Servizio Prevenzione della Regione Umbria, il direttore sanitario dell'Asl 2 Paola Peirone, la coordinatrice degli screening aziendali della Asl 1 Daniela Felicioni. Condividi