"Le incertezze occupazionali che oggi vivono i 1.050 operai umbri della 'Antonio Merloni' rischiano di diventare sempre più gravi, anche per la concomitante crescita della disoccupazione che in Italia, ad aprile, ha segnato quota 8,9%, risultando il dato peggiore che si è registrato dal 2001 ad oggi". E' quanto afferma Sandra Monacelli, consigliere regionale dell'Udc in Umbria che, in una nota, annuncia di aver presentato una interrogazione rivolta all'Esecutivo di Palazzo Donini chiedendo al presidente della giunta regionale di spiegare quali urgenti provvedimenti intende adottare per garantire il mantenimento produttivo del sito umbro, salvaguardando sia i livelli occupazionali che l'economia del territorio interessato.
"Nei giorni scorsi - aggiunge Monacelli - il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca ha affermato che la multinazionale cinese la Machi Group, interessata ad acquistare la Merloni, starebbe valutando la disponibilità di trovare un partner commerciale nelle Marche con cui costruire un progetto industriale volto ad affrontare il percorso dell'acquisizione dell'azienda marchigiana di elettrodomestici: non sembrano quindi esserci segnali di attenzione verso lo stabilimento umbro". Sandra Monacelli osserva che "le preoccupazioni dei lavoratori sono sempre più forti, anche perché nel mese di maggio sono state soltanto sette le giornate lavorative nello stabilimento di Colle e ad oggi sono previste soltanto due giornate per il mese di luglio. Si è per di più venuta a determinare, con la compilazione della denuncia dei redditi per l'anno 2009 - afferma ancora - la paradossale situazione in cui (nonostante la cassa integrazione di 700 euro mensili) gli operai della Antonio Merloni dovrebbero pagare un conguaglio Irpef che va dai 600 ai 2.000 euro ciascuno e cio' graverebbe notevolmente sugli stipendi già ridotti".
Il consigliere centrista conclude spiegando che "la proroga della 'Legge Marzano' consente ai dipendenti ed alle loro famiglie di continuare ad usufruire degli ammortizzatori sociali e riapre la possibilità di ricercare soluzioni industriali funzionali al superamento della crisi: sarebbe però necessario, anziché limitarsi a rincorrere i problemi qualora esplodono, cogliere per tempo i segnali di una pericolosa stasi".
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