MONTONE - Domenica 23 maggio, alle ore 17,30, presso le sale del Museo Civico della Chiesa di San Francesco a Montone, è stata inaugurata la mostra pittorica “Gestualità nella Fede” dell’artista Andrei Dubinin, che rimarrà in esposizione fino al 27 giugno. Di nazionalità bielorussa e formazione accademica, Dubinin è sempre stato affascinato dall’Italia, dalla nostra arte e dalla nostra architettura: ha ricercato, nella sua formazione artistica e culturale, vera ispirazione visitando e studiando il nostro Paese personalmente e con minuzia. Dubinin, artisticamente figurativo, ricerca, nelle sue opere quel rapporto spazio-temporaneo tanto caro agli artisti e lo ha raggiunto nella raffigurazione del corpo umano. Corpi nudi popolano le sue opere, rappresentati in diverse pose plastiche, minuziosamente rappresentati: l’uomo, nella visione dubininiana mantiene una valenza positiva e lieta del suo vivere. La vera protagonista dei suo quadri è la rappresentazione della vita umana e viene narrata dall’artista bielorusso simbolicamente, in pose che si traducono in simboli e che ci presentano l’uomo nella sua condizione terrestre. La resa pittorica di Dubinin rende quasi plastiche le sue creazioni, nell’obiettivo di superare, come molti artisti fanno, il limite accademico e l’ottiene nell’enfasi dello spettatore che osserva i particolari anatomici rappresentati come se uscissero dai confini della cornice liberando, oltre le pose anche la loro valenza simbolica. Ogni opera è studiata nel dettaglio dall’artista proprio nella ricerca di tale obiettivo con soluzioni tecniche e formali che si distaccano dall’arte classica, ma che sprigionano l’origine orientale dello stesso. Del corpo umano la parte che maggiormente, secondo Dubinin, riesce a trasmettere le emozioni che ricerca, sono le mani che, rappresentate singolarmente nelle loro azioni o all’interno di una scena, riescono ad esprimere una forte drammaticità, proprio della vita dell’uomo. Mani che si intrecciano, che lavorano, che si bagnano, che toccano un cibo o un oggetto, che proteggono qualcosa o semplicemente il proprio corpo: sono le mani le motrici dell’uomo, coloro grazie alle quali l’uomo crea e distrugge. Forte nei quadri di Dubinin è l’importanza del colore. Dominano la cromia del rosso, presentato in diverse varianti, sfumate, mischiate, illuminate, ma pur sempre legate al colore caldo e passionale che l’artista bielorusso ha ereditato dalla sua frequentazione con l’Italia: un paese caldo, come il colore che usa e laborioso, come le mani che rappresenta. Specializzato nel restauro di antiche chiese ortodosse e cattoliche in Bielorussia, attualmente l’artista è impegnato della decorazione di una chiesa a Cava dei Tirreni, in provincia di Salerno. Proprio in questa sua attuale sede italiana Dubinin ha avuto modo di coltivare la già nata amicizia con l’artista umbro Emanuele Ventanni, pittore molto amato e stimato in Bielorussia. Dall’amicizia di questi due maestri dell’arte sono state ideate diverse iniziative artistiche con lo scopo di far ammirare in Umbria l’arte di pittore bielorusso: e questa a Montone è la prima occasione. Nella splendida cornice della Chiesa di San Francesco Dubinin mostrerà alcune tra le sue ultime creazioni, di tematica sacra e profana, come ad esempio “L’ultima cena”, “Adamo ed Eva” e quattro tavole evocanti i quattro elementi, acqua, fuoco, terra ed aria. Altra importante iniziativa nata dal binomio Dubinin-Ventanni si svolgerà il prossimo autunno ad Assisi nella tematica “I nuovi Santi”: ai due si uniranno altri due artisti, uno italiano e uno bielorusso, reinterpretando, con la loro arte, la visione del classico mondo iconografico dei santi e mettendo a confronto la loro cultura e il loro orientamento religioso: due artisti italiani e cattolici e due artisti bielorussi e ortodossi. Condividi