terni Bread and Puppet Theatre.jpg
di Anna Maria Bruni Che l’amore avesse gli stessi effetti di un sasso tirat o di piatto sull’acqua, se persi nella disperata quotidianità ne avessimo perso il senso, ieri il Bread and Puppet Theatre ce ne ha completamente investito compiendo un miracolo di poesia teatrale, richiamando con loro Sergio Secci, “un nostro amico”, hanno ripetuto dopo gli spettacoli, inaugurando il Teatro a lui intitolato all’interno del Caos, il Centro arti Opificio Siri, e il Comune di Terni, che ha permesso tutto questo. Eccoli, i cerchi concentrici provocati dal quel sasso tirato sull’acqua, e un attimo dopo esserci domandati se la paternità vada alla sensibilità dell’assessorato alla cultura del Comune o al Bread and Puppet Theatre, o a Sergio Secci, a cui si deve “il teatro dei sogni materializzati”, incarnato dal gruppo americano che Sergio andò a cercare da Terni nel Vermont, per farne tema di tesi di laurea al Dams di Bologna, quello che abbiamo visto ci ricorda quanto è stupida la domanda, perché quando si fa squadra, e si fa sul serio, non è importante “di chi è stata l’idea”, il punto è che c’è stato un gran lavoro comune per realizzarla. Ed ecco allora che si materializza “il teatro dei sogni”, nella rassegna di spettacoli che inaugurano il Teatro, che Sergio stesso avrebbe realizzato se la bomba alla Stazione di Bologna del 2 agosto 1980 non lo avesse strappato alla vita, e che va a completare il centro culturale sorto nell’area industriale dell’ex Opificio Siri. E quale miglior modo di aprire i battenti del Teatro ‘Sergio Secci’, se non quello di richiamare il Bread and Puppet Theatre dal Vermont, per completare il cerchio? Il magico gruppo che Peter Shumann fondò nel 1963 a New York, e che ha girato il mondo conservando quella semplicità francescana di vivere e di offrire il prodotto del suo lavoro artigianale, nelle forme dell’arte teatrale attraverso i ‘puppets’, e del bread, del pane, lavorato prima dello spettacolo e offerto al termine, è volato a Terni con due spettacoli: “The dirty cheap money circus” e “Joan of Arc”, per dedicarli a Sergio, “un nostro amico”, appunto. Il primo, “The dirty cheap money circus”, andato in scena all’aperto nella piazza antistante il Teatro, davanti ad una nutrita platea di bambini oltre che tanti adulti, è stata una rutilante parata di quadri attraverso i quali il racconto della crisi economica attuale, della devastazione ambientale, del dramma della guerra, per dire i tratti salienti, si è snodato con ritmo serrato e ironia leggera, le armi più sagge per raccontare tragedie con il pesante lascito di una scoperta consapevolezza. Ma forse ancor più del contenuto, è la forma attraverso la quale il Bread and Puppet ha scelto di fare teatro – la semplicità del racconto, la sua traduzione nelle immagini dipinte sui teli dello sfondo, nelle maschere e nella simbologia degli strumenti più semplici - racconta il dramma dell’essere umano che avvelena e distrugge se stesso, mentre la vita ha una sua meravigliosa semplicità, solo a volerne rispettare i dettami. Un messaggio con cui il secondo spettacolo, “Joan of Arc”, andato in scena all’interno del teatro, corona forse il primo, attraverso la commozione della poesia di case che piangono dopo che una guerra ha distrutto tutto mentre un piccolo sole cerca di dare conforto, della violenza dell’acqua rovesciata davanti alla prigioniera a simboleggiare la tortura, o della vita che fugge via nel momento del rogo, attraverso un mondo tenuto fra le mani che viene strappato via. Tre momenti altamente poetici di uno spettacolo che ricorda come solo vivendo si possa toccare davvero la vita. E poi il pane fatto da loro, cotto nel forno a legna costruito da loro davanti al teatro, e distribuito dopo gli spettacoli, per “nutrire il corpo come il teatro ha nutrito lo spirito”, perché “le due cose non possono essere separate”, dice Peter Shumann. Per l’occasione la Casa Usher di Firenze, attraverso la Collana ‘oggi, il Teatro’ voluta dal Centro per la sperimentazione e la ricerca Teatrale di Pontedera, ha pubblicato e distribuito gratuitamente la tesi di Sergio, “Il Teatro dei sogni materializzati. Storia e mito del Bread and Puppet Theatre”, la ricerca che un anno prima della morte lo aveva portato in America per seguire il gruppo e raccontarne la scelta di povertà come rigorosa scelta di libertà, nel cui segno sono inscritti tutti i loro spettacoli. Un altro dei cerchi concentrici provocati da quel sasso. Ma si sa, l’amore è contagioso, solo a volerne riscoprire freschezza, semplicità e immediatezza. Questo è il messaggio con cui il Comune di Terni ha inaugurato il Teatro Sergio Secci all’interno del Caos. Ed è davvero un ottimo inizio. Condividi