Federazione della sinistra, due notizie. La prima dà il segno di un processo ormai irreversibile: entro la fine di quest'anno si svolgerà l'assemblea congressuale. Il congresso, insomma. La seconda riguarda la figura del "portavoce". Dall'altro ieri Cesare Salvi sostituisce Paolo Ferrero. Secondo il principio della "rotazione" fra le forze politiche e sociali che hanno dato vita alla federazione. Una "rotazione" che - in base alle regole ancora provvisorie - sarebbe dovuta avvenire ogni tre mesi. L'incarico di Paolo Ferrero è durato, invece, un po' di più: si era nel bel mezzo della campagna elettorale per le regionali e si è deciso di prorogarlo. Ora, l'avvicendamento.
Tutto ciò è stato deciso al Consiglio Nazionale della Federazione. Aperto da una relazione di Ferrero e chiuso da un intervento di Cesare Salvi. Entrambi, quasi usando le stesse parole, hanno insistito molto sulla necessità di avviare, davvero - nonostante le difficoltà - la "fase costituente" della federazione. Un processo che non può certo essere affidato solo alle strutture delle quattro forze fondatrici. C'è bisogno di più, c'è bisogno di coinvolgere molte più risorse. Ecco perché il vecchio ed il nuovo portavoce hanno parlato di "processo aperto", rivolto a tutte le forze politiche, sociali e culturali. Rivolto anche ai singoli.
Un'attenzione che si traduce da subito in una misura organizzativa. Da ieri, infatti, è partito il tesseramento alla federazione. Prima, gli iscritti al Prc, al Pdci, a Socialismo 2000 e a "Lavoro & solidarietà" automaticamente - diciamo così - diventavano membri del raggruppamento. Da ieri, anche chi non milita nei partiti fondatori, anche i gruppi, le associazioni che nulla hanno a che fare con quelle forze potranno iscriversi.
Un'iscrizione destinata a pesare. Come infatti prevede lo statuto provvisorio, per l'elezione dei gruppi dirigenti varrà la regola "una testa un voto". Un metodo che non sarà applicata proprio alla lettera, perché comunque - così è stato deciso al momento del patto costitutivo - una quota del venticinque per cento dei dirigenti sarà scelto dai partiti fondatori. Che avranno un peso assolutamente paritario. Il resto, il settantacinque per cento, sarà però votato direttamente dalla "base".
Certo, problemi non mancano. Il gruppo "Lavoro e solidarietà" - quello che fa capo a Gianpaolo Patta, per capire, dirigente della Cgil - a breve terrà il suo congresso. E lì deciderà come e se aderire al percorso indicato dal Consiglio Nazionale.
E non è tutto. Problemi, incomprensioni si sono manifestate qui e là anche durante questa campagna elettorale. Ci sono zone del paese, insomma, dove la federazione è ancora di là da costruire. Eppure - questo raccontano i dati - i comitati provinciali si sono moltiplicati, ormai coprono quasi l'intero paese. Anche se ora si tratta di costruire i coordinamenti regionali.
Uno sforzo organizzativo che andrà di pari passo con le battaglie politiche. Le prime, le ha indicate lo stesso Salvi: riunificare la sinistra, battere il bipolarismo, rispondere alla crisi del neoliberismo che le classi dominanti vorrebbero scaricare sul lavoro, sui pensionati. E ancora, come ha ricordato Ferrero, l'impegno per la campagna referendaria per l'acqua pubblica e la battaglia contro l'ormai prossima stangata.
Battaglie e vertenze di cui si traccerà un bilancio a fine anno, all'assemblea congressuale. Assemblea per la cui preparazione sono già al lavoro due commissioni: quella sulle regole e quella che preparerà il documento politico. Il tutto, naturalmente, non impedirà che i partiti continuino a vivere, ad elaborare proposte, progetti. Ad avere una vita autonoma. Ma la strada del percorso unitario ormai sembra davvero irreversibile.
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