PERUGIA - E' accusato di avere fornito suggerimenti ad alcune pazienti, gia' visitate presso il proprio studio privato, per eludere le prescrizioni temporali imposte dalla legge sull'interruzione di gravidanza volontaria e praticare cosi' falsamente un aborto terapeutico, un ginecologo dipendente di uno degli ospedali della Provincia di Perugia al centro di un'inchiesta condotta dai carabinieri del Nas del capoluogo umbro. Indagine ''Erode'' e' stata denominata dagli investigatori che hanno notificato l'avviso di conclusione indagini al medico e ad altre quattro persone. Queste ultime sono la segretaria privata del ginecologo, un'ostetrica, un dipendente ospedaliero e un extracomunitario. Contestati, a vario titolo, i reati di peculato, ricettazione e interruzione di gravidanza fuori dai termini previsti per legge. Gli investigatori non hanno reso noto in quale ospedale lavorava il professionista, ma la struttura sanitaria e' risultata del tutto estranea alla presunta attivita' illecita. Il Nas di Perugia - comandato dal capitano Marco Vetrulli - ha accertato che l'aborto veniva praticato anche in assenza dei termini obbligatori tra la manifestazione di volonta' dell'interruzione di gravidanza da parte della paziente e l'intervento stesso. Il medico inoltre - in base alla ricostruzione accusatoria - attestava un periodo di gravidanza inferiore a quello reale (di 13-14 settimane di gestazione, contro un limite previsto di 12), al fine di praticare irregolarmente l'aborto presso la struttura pubblica. Interventi che avvenivano - e' emerso dall'indagine - quando lui stesso era di turno. Tre gli episodi contestati al ginecologo anche se su altri sono in corso accertamenti. In un caso le indagini hanno evidenziato un'interruzione di gravidanza di due gemelli compiuta a carico di una extracomunitaria (ma a rivolgersi al medico sarebbero state anche italiane e comunque persone in situazioni di difficolta'). La donna - secondo l'accusa - e' stata costretta, con la complicita' del proprio convivente, a firmare il consenso informato all'intervento clinico nonostante non parlasse e comprendesse l'italiano. A far partire le indagini la denuncia dell'extracomunitaria. Gli accertamenti - coordinati dal sostituto procuratore Sergio Sottani - hanno inoltre consentito di verificare la sottrazione, da parte del medico in concorso con altro personale ospedaliero, di numerose apparecchiature e presidi sanitari da alcuni nosocomi della provincia di Perugia per il loro utilizzo nel proprio studio privato. Tali beni, il cui valore supera i 100 mila euro, sono stati tutti individuati e sottoposti a sequestro nel corso dell'indagine. L'avviso di conclusione indagine notificato ai cinque coinvolti nella vicenda e' un atto che solitamente prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Condividi