ROMA - Interrogato nuovamente dai pm perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, con i quali si è intrattenuto per circa tre ore, l'architetto Angelo Zampolini non avrebbe non avrebbe aggiunto nulla di nuovo a quanto aveva già ammesso nei giorni precedenti riguardo al suo ruolo di "mediatore" per conto dell'imprenditore Diego Anemone, ma avrebbe comunque fornito ulteriori dettagli sulle operazioni già note quali l'acquisto dei quattro immobili finanziato dallo stesso Anemone, il primo dei quali per ingraziarsi Angelo Balducci (l'appartamento era per il figlio), poi per l'ex ministro Claudio Scajola e, infine, i due appartamenti andati al generale della Guardia di Finanza Francesco Pittorru, uno dei quali destinato anche in questo caso alla figlia. Stando alle egenzie di stampa i pm perugini avrebbero anche mostrato a Zampolini la famosa "lista Anemone" con i 412 nomi di vip ai quali l'imprenditore avrebbe fatto lavori di ristrutturazione di appartamenti o di altro genere, sulla quale l'architetto avrebbe dato delle risposte che avrebbero trovato dei riscontri. L'interrogativo che si pongono in tanti è però se per davvero Zampolini stia collaborando con gli inquirenti, come era stato affermato nei giorni scorsi, oppure si limiti a confermare solo le cose evidenti, che non può negare essendo tutte documentate da inoppugnabili prove documentali: soprattutto i soldi che gli aveva affidato per conto di Anemone l'autista tuttofare di quest'ultimo, Ben Laid Hidri Fath, che poi ha cambiato in assegni circolari della Deutsche Bank con i quali ha pagato i quattro appartamenti: "Pensavo di fare un favore e Balducci", ha poi cercato di giustificarsi. Condividi