PERUGIA – I “media” contengono grandi potenzialità per favorire il dialogo, in quanto veicoli di reciproca conoscenza, di solidarietà e di pace. Risorsa positiva potente, se messi al servizio della comprensione tra i popoli, possono tuttavia diventare un’arma distruttiva, se usati a fini di potere e non di servizio, per ingannare l’opinione pubblica, alimentare ingiustizie e conflitti. È stato questo il “leit motiv” dell’intenso dibattito, sviluppatosi nel corso della presentazione del volume di Sabina Caligiani “Giovanni Paolo II/ Il Papa che parlava alla gente”, edito da “Paoline Editoriale Libri”, che è stato presentato al “Salone d’Onore” di Palazzo Donini a Perugia.
Al dibattito (moderato dal giornalista Lucio Biagioni) hanno partecipato (presente l’autrice) l’Arcivescovo di Perugia Monsignor Gualtiero Bassetti, il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, l’assessore alla cultura della Regione Umbria Fabrizio Bracco (in sostituzione della presidente della giunta Catiuscia Marina, assente per un impegno istituzionale) e il direttore del settimanale “La Voce” Don Elio Bromuri.
Suor Beatrice Salvioni, in rappresentanza della casa editrice, ha spiegato come la presentazione perugina del volume (che ha seguito quella svoltasi il 12 maggio a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense) fosse collocata nell’ambito della “Settimana delle Comunicazioni Sociali” tradizionalmente promossa dalla Chiesa.
La figura del Papa “comunicatore”, che – ha sottolineato Mons. Bassetti – ha rinnovato il modo di comunicare della Chiesa, usando tutti i moderni strumenti, dal libro-intervista al libro di memorie, dal “cd” musicale al videoclip, per non parlare di internet, è stata variamente delineata nei diversi interventi.
L’“umanesimo autentico” di Giovanni Paolo II, che difende i valori minacciati da una progressiva disumanizzazione; la deontologia professionale dei giornalisti (la cui missione, lungi dall’essere l’“esaltazione della volontà di potere di certi programmi televisivi”, è quella di denunciare “i falsi dei e i falsi idoli di oggi”); l’auspicio di una “professionalità dell’ascolto”, e cioè di una educazione degli ascoltatori a porsi in modo critico rispetto ai “media”: questi alcuni dei temi che sono stati al centro del dibattito.
Accanto ai temi teorici, numerosi sono stati i riferimenti ad aneddoti (anche di carattere personale) relativi alla vita del “papa che parlava alla gente”, colui per il quale il “rapporto personale” era tutto, il “grande pastore che voleva conoscere il suo gregge”, e si impegnava, oltre che nelle sue visite planetarie, nelle attività parrocchiali con i fedeli di Roma. E, non ultimo, è stato ricordato il grande valore della “immagine del papa anziano, rallentato nella sua mobilità, ma non impedito, che offre all’umanità una visione del mondo simbolica e sacramentale”, dimostrando, con il suo esempio, che il mondo non è solo “dei belli, dei ricchi e dei potenti”.
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