ROMA - Smentiscono tutti. Il primo risultato ottenuto della 'lista Anemone', l'elenco degli oltre 400 nomi e indirizzi di potenti sequestrato nel computer dell'imprenditore, e' stato quello di scatenare una corsa tra politici, funzionari dello Stato e vip a chi prendesse per primo le distanze dalla cricca degli appalti. Chi, come il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, sostenendo di non aver ricevuto regali da Anemone, chi come il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, affermando di aver pagato ogni lavoro svolto dalle sue ditte, e chi dicendo di non averlo mai conosciuto, come il giudice della Corte Costituzionale Gaetano Silvestri. Di certo c'e' che i magistrati perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, titolari dell'inchiesta sugli appalti, stanno valutando la possibilita' di avviare accertamenti per capire come sia potuto finire sui giornali il documento. L'elenco era inserito nelle migliaia di pagine, arrivate in procura a Perugia sia da Firenze sia da Roma (le inchieste sugli appalti del G8, dei mondiali di Nuoto e per il 150/esimo dell'Unita' d'Italia finite a Perugia dopo il coinvolgimento del procuratore di Roma Achille Toro). I magistrati proseguono inoltre gli accertamenti per ricostruire i movimenti del denaro utilizzato da Zampolini e di quello presente sui 263 conti correnti intestati a persone vicine all'imprenditore, sui quali sono in corso i controlli della Banca d'Italia per vedere se vi sono operazioni sospette: in quest'ottica si e' svolto l'incontro con i pm fiorentini. La lista che sta facendo tremare la politica e' un elenco di otto pagine, ognuna con una quarantina di nomi o indirizzi, con indicato sulla sinistra un numero progressivo e l'anno e sulla destra il nominativo o l'indirizzo. Tanti i nomi importanti: ci sono i giudici costituzionali Mazzella e Silvestri, il direttore del Dis (indicato come 'capo Ps') Gianni De Gennaro, Nicola Mancino e Guido Bertolaso, G.Carlo Leone, il produttore cinematografico Andrea Occhipinti, il generale della Gdf Francesco Pittorru, destinatario secondo l'accusa di due case pagate in parte con i fondi 'neri' di Anemone. Ci sono anche cognomi che potrebbero ricondurre a politici, come Vietti - il presidente dell'Udc si e' affrettato a precisare che ''nessun rapporto e mai intercorso tra me e gli imprenditori di cui si parla'' - e Lupi. Un'ampia parte della lista e' dedicata poi ai lavori fatti dalle imprese di Anemone nei palazzi del potere: il Viminale, le due sedi della Protezione Civile in via Ulpiano e via Vitorchiano, i ministeri dell'Economia e delle Politiche Agricole, un ufficio dei servizi a piazza Zama, diverse caserme della Guardia di Finanza, tra cui il comando generale e la caserma dei carabinieri a Tor di Quinto. Diversi i lavori svolti anche a palazzo Chigi, dove secondo l'elenco sarebbe stato fatto l'impianto di condizionamento sala stampa e degli interventi su 'parete falegnameria e mobiletti'. Stando alla lista la cricca avrebbe messo le mani anche sui lavori del palazzo dei congressi dell'Eur e sulla galleria Alberto Sordi. Nessuna sorpresa, invece, nel vedere indicata la congregazione dei 'Missionari del preziosissimo sangue': e' l'ente religioso a cui appartiene Don Evaldo Biasini, il sacerdote che teneva il denaro contante che, sempre secondo l'accusa, Anemone avrebbe utilizzato per corrompere i funzionari pubblici. Condividi