giovedì 13 maggio ore 21:00
venerdì 14 maggio ore 17:30
slow cinema - Bad Guys
programma maggio
MEAN STREETS di Martin Scorsese
ingresso film 4 euro
Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno
Un film di Martin Scorsese. Con Robert Carradine, Harvey Keitel, Robert De Niro, Cesare Danova. Drammatico, durata 110 min. - USA 1973.
New York, 1973. Charlie è un trentenne diviso tra l'aspirazione all'arrampicata sociale con l'aiuto di uno zio mafioso, l'amore per la cugina epilettica Teresa e la volontà di prendersi cura del cugino di lei, Johnny Boy, un mattacchione insofferente a qualsiasi regola di comportamento. Charlie si muove per le strade del suo quartiere, Little Italy, tra debiti, risse e scorribande notturne, alla vigilia della festa di San Gennaro. Con lui ci sono anche Tony, titolare del bar che funge da ritrovo fisso del gruppo, e Michael, l'arrogante e il permaloso della compagnia, pronto a tutto per di dare una dimostrazione di forza.
Mean Streets è il film che lancia Martin Scorsese, il primo lungometraggio che lo rappresenta intimamente e ne racconta il milieu di origine e le inquietudini che lo muovono. Per un caso fortunato, il sottotitolo italiano "Domenica in chiesa, lunedì all'inferno" è azzeccato e illuminante, poiché è lo stesso Scorsese, nel racconto della sua vocazione, ad ammettere come non fosse facile, per chi era cresciuto a Little Italy, sopravvivere senza cambiare strada, senza diventare né un gangster né un prete.
Nel personaggio di Charlie e nel suo moto contradditorio di affetto e repulsione per quel che gli sta intorno, il regista inscrive, dunque, se stesso; nell'omaggio alla sala cinematografica, nei dialoghi quasi improvvisati, nella leggerezza delle scene di coppia, mette invece la sua novità e i suoi gusti, Nouvelle Vague prima di tutto.
Lo spunto narrativo –il debito contratto da Johnny Boy nei confronti di Michael- non è che un pretesto per il dispiegarsi di un affresco antropologico, dall’impatto diretto e dalla recitazione innovativa.
Antesignano della filmografia che verrà, vera e propria pietra di fondamento, Mean Streets parla già di violenza e tenerezza, morale cristiana e etica del successo, ribellione e acquiescienza, paradiso dell'altrove e inferno della realtà, e lancia gli attori-feticcio del regista di Taxi Driver: Harvey Keitel, nell'abito di Charlie, e Robert De Niro, nei panni sbracati di Jhonny Boy, che lo condurranno dritto all'Oscar per il Pad
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fino a mercoledì 19 maggio
spettacoli:
tutti i giorni ore 20:30-22:30
sabato e domenica ore 18:30-20:30-22:30
Draquila - L'Italia che trema
Un film di Sabina Guzzanti. Con Sabina Guzzanti Documentario, durata 93 min. - Italia 2010. - Bim uscita venerdì 7 maggio 2010
Cronache delle 'cose nostre' dell'Aquila
La terra trema. Dopo il Grande Terremoto che la sorprese indifesa nel 1461 e poi nel 1703, l'Aquila è abbattuta nella primavera del 2009 e di nuovo “città rovinata”, come ebbe a scrivere tre secoli prima Marco Garofalo, Marchese Della Rocca, al Vicerè di Napoli. Questa volta a compiere il miracolo del terremoto non sarà però il martire cefaloforo Emidio, condannato alla pena capitale e poi canonizzato. Al culto emidiano si sostituisce quello berlusconiano, (auto)celebratosi a partire dal 7 aprile, il giorno successivo alla scossa fatale che ha colpito al cuore l'Abruzzo e piegato le sue anime “forti e gentili”.
Da qui si avvia il documentario di Sabina Guzzanti, cronaca delle ‘cose nostre' e della politica dei fattacci che hanno compromesso il futuro dell'Aquila e della sua gente. Persuasa che da quando i politici sono diventati barzellettieri, i comici hanno il dovere morale e l'autorevolezza per parlare di politica o addirittura di fare politica, la Guzzanti indossa letteralmente i panni del premier e parte alla volta dei campi di soccorso, promossi dal governo Berlusconi in attesa di edificare una New Town da inaugurare il giorno del suo compleanno. Magari confezionando una torta e mettendo in fresco una bottiglia di spumante rigorosamente italiano da stappare in suo onore. Parola del presidente.
E già, perché il 6 aprile del 2009 il nostro premier pativa una crisi di popolarità che il terremoto aquilano avrebbe certamente risollevato. Venuto “di cielo in terra a miracol mostrare”, il consacrato dal popolo investe la Protezione Civile, nella persona di Guido Bertolaso, di ricostruire la città in barba alla sua storia, alla sua cultura e ai suoi cittadini. Favorito da normative straordinarie e da una sinistra desolante e desolata come la tenda abbandonata del Pd, il “braccio armato” del governo realizza altrove una città altra, che distrugge il valore degli incontri e costringe gli aquilani ‘più fortunati' in appartamenti asettici e davanti a televisori che predicano il berlusconismo.
Abbandonando la satira indigesta per il giornalismo d'inchiesta, Sabina Guzzanti intervista una messe di persone e personalità, provando a ragionare sui fatti (in)evitabili, sulla prevenzione mancata, sulle vite condannate, sulle speculazioni, sui finanziamenti illeciti, sulla sistematica messa in discussione dei principi di trasparenza e legalità che fondano l'idea di una socialità democratica.
Contro l'orrore e l'indignazione di intercettazioni telefoniche inconcepibili e mostruose, contro l'incredibile capacità di pervertire l'idea di giustizia, contro l'uso disinvolto dell'ironia, della decenza, della memoria storica e della correttezza istituzionale si alza la voce degli abruzzesi, uno su tutti, il lucidissimo professore Colapietro, che ha deciso di abitare “nonostante” il centro storico dell'Aquila, rinnovando, con una manciata di operai e di euro, la sua casa e la sua vita.
Centro storico e culturale a cui l'imprenditore, il politico, l'uomo medio dei media ha negato l'accesso e prorogato restauri e ristrutturazioni, disperdendo lungo la costa una popolazione cittadina imprescindibilmente legata al tessuto artistico e architettonico della propria città.
Soprassedendo sulle immagini sgranate, sulle inquadrature di stampo televisivo e l'approssimazione estetica, Draquila rivela la maschera tragica del nostro Paese e solleva la voce che non ha timore di raccontarci una volta di più cos'è (stata) l'Italia berlusconiana. Davvero non c'è niente da ridere e Sant'Emidio fulmini una volta per sempre chi la notte del 6 aprile ha irriso ai vivi e ai morti dell'Aquila. E adesso (ri)"facciamo bella, che nulla nello regame possa confrontarsi ad essa".
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