PERUGIA - Claudio Scajola non deporra' venerdi' prossimo davanti ai pm di Perugia titolari dell'inchiesta sulla cricca degli appalti per i Grandi eventi. Secondo il suo legale, l'avvocato Giorgio Perroni, dopo le ultime notizie sull'inchiesta verrebbe infatti sentito ''senza il rispetto delle garanzie difensive previste'' e da magistrati non competenti a occuparsi dell'indagine. Ma per Antonio Di Pietro ''un testimone e' obbligato a presentarsi davanti al magistrato''. ''Se uno non va e fa parlare il suo avvocato - ha aggiunto il leader dell'Idv ed ex pm - c' e' solo una spiegazione logica: l'ex ministro Scajola e' indagato''. Parole alle quali ha replicato l'avvocato Perroni secondo il quale la posizione di Scajola ''non e' cambiata''. ''Ho valutato - ha aggiunto - che non dovesse presentarsi perche' ritengo che sulla base delle notizie di stampa lui e' soggetto solo formalmente non indagato ma sostanzialmente indagato perche' lo accusano di cose non vere che pero' tali sono riportate''. Per la capogruppo del Pd alla Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti ''e' grave e avvilente e comunque poco comprensibile che un uomo delle istituzioni adotti una linea di difesa che lo porti a sottrarsi ad un chiarimento della propria posizione''. E il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi ha sottolineato: ''Berlusconi ha fatto scuola. Anche Scajola ha deciso di sottrarsi alla giustizia''. Sulla competenza dei pm di Perugia e' intanto attesa nei prossimi giorni la pronuncia del tribunale del riesame chiamato a decidere in merito all'arresto chiesto dai pm per Stefano Gazzani e Claudio Rinaldi, ma non concesso dal gip. Venerdi' sara' inoltre fissata la nuova data per l'udienza davanti al gip nella quale verra' esaminata la richiesta di commissariamento delle aziende di Diego Anemone. Procedimento rinviato oggi, provocando stupore nella procura. La giornata odierna e' stata comunque caratterizzata dalla decisione dell'avvocato Perroni di non far presentare venerdi' Scajola dai pm di Perugia per deporre in merito all'acquisto della casa romana per la quale - e' emerso dall'indagine - sono stati utilizzati anche 80 assegni circolari messi a disposizione dall'architetto Angelo Zampolini e ottenuti con contanti che gli investigatori sospettano siano riferibili ad Anemone. Fatti sui quali pero' la procura del capoluogo umbro, ritiene l'avvocato Perroni, e' incompetente ad indagare. ''Sia perche' sono tutti, pacificamente, avvenuti a Roma - ha spiegato -, sia perche', in ogni caso, la competenza a giudicare Scajola sarebbe, eventualmente, del tribunale dei ministri''. L'avvocato Perroni ha spiegato che la decisione di non far presentare Scajola e' legata alla ''singolare situazione'' che a suo avviso si e' venuta a determinare. ''Ormai da giorni - ha affermato ancora - la stampa nazionale riporta quel che viene rappresentato come il contenuto di atti di indagine concernenti la compravendita''. ''In particolare, secondo quanto riportato dai giornali, le persone sentite - ha aggiunto il legale - hanno riferito che il prezzo fu, per 900 mila euro, pagato con assegni circolari consegnati brevi manu alle venditrici dallo stesso ministro, tratti su un conto corrente intestato all'architetto Zampolini e la cui provvista era riconducibile all'imprenditore Anemone. Piu' di recente, poi la stampa ha riferito che la procura di Perugia sta indagando in ordine a preziosi favori che l'onorevole Scajola avrebbe, precedentemente alla compravendita de qua, elargito a Diego Anemone, facendo esplicito riferimento sia all'appalto concernente il cantiere del centro Sisde di piazza Zama a Roma, sia al rilascio del nulla osta di sicurezza, entrambi cronologicamente collocabili in un periodo in cui l'on. Scajola era ministro dell'Interno''. ''Alla luce di tali notizie, che si dimostreranno non conformi al vero - ha sottolineato Perroni - non riesco obiettivamente a comprendere come la procura di Perugia possa valutare di sentire l'onorevole Scajola in una veste che parrebbe oramai solo formalmente, ma non gia' sostanzialmente, quella di persona informata sui fatti. Tale situazione, a mio avviso non e' corretta su un piano tecnico processuale e mi determina un comprensibile stato di imbarazzo a consentire che la richiesta audizione avvenga secondo le modalita' indicate e senza, quindi, il rispetto delle garanzie difensive normativamente previste''. Condividi