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di Redazione Recensione del volume C’era una volta l’Umbria rossa e di sinistra, terra del regionalismo, della programmazione, delle politiche pubbliche capaci di modernizzare un tessuto economico arretrato e di conquistare buoni livelli di qualità della vita insieme ad una efficiente rete di servizi e di welfare. Una regione in cui ancora nel 1995 Pds e Rifondazione comunista riscuotevano consensi consistenti, che sommati arrivavano al 49,5%, il miglior risultato elettorale ottenuto dalla sinistra in Umbria, come evidenzia Franco Calistri nel saggio “Come era rossa la mia valle”, la parte del volume in cui si analizzano gli andamenti elettorali delle formazioni della sinistra umbra dal 1987 al 2009. In quindici anni questo consenso elettorale ha subito una profonda erosione e alle europee del giugno scorso il Pdl ha superato in voti il Pd e ha suggellato il sorpasso conquistando importanti amministrazioni comunali, ridisegnando la geografia elettorale di una regione che si mostra sempre meno immune dalla penetrazione del modello berlusconiano. “Compagni di strada cercasi” (Edizioni Era Nuova, 2010) è un lavoro collettivo, curato da Stefano Vinti, segretario regionale e capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio regionale dell’Umbria, che si propone di indagare le ragioni di questa mutazione, non solo cromatica, del modello umbro, e contemporaneamente cerca di individuare il cammino per riproporre alla collettività regionale una progetto di trasformazione sociale, una uscita a sinistra dalla crisi economica, produttiva e finanziaria, che parli la lingua dell’unità e insieme della radicalità. La Federazione della Sinistra è l’ipotesi che Rifondazione comunista – con i Comunisti italiani e Socialismo 2000 – mette in campo per ricostruire una prospettiva di sinistra in Umbria e nel Paese, un progetto che parte dal lavoro, dalla tutela dei beni comuni, dall’idea di costruzione di una politica comune dell’Italia mediana, e che cerca di attivare due anticorpi fondamentali contro le tendenze nefaste di cui si nutre il successo delle destre, l’antipolitica e la passivizzazione. La Federazione della Sinistra vuole essere un progetto, infatti, che inverte la tendenza alle divisioni che ha caratterizzato le formazioni politiche comuniste e di sinistra negli ultimi vent’anni; che coinvolga in un percorso condiviso i tanti soggetti che fanno politica, ma non la fanno militando dentro i partiti, bensì nella società, nelle associazioni, nei comitati, come protagonisti diretti delle lotte e delle vertenze. La federazione, inoltre, vuole essere lo strumento capace di far tornare a percepire come utile ai soggetti sociali l’attività politica, riannodando relazioni, costruendo reticoli sociali, dando vita ai gruppi di acquisto popolari e solidali, costituendo casse di resistenza per i lavoratori delle aziende in crisi, ecc. Dall’effetto combinato della crisi finanziaria del neoliberismo e del federalismo fiscale che cancellano migliaia di posti di lavoro e destrutturano lo stato sociale si esce, dunque se si rimette al centro il lavoro, la sua valorizzazione e difesa, e il reddito, con una politica di aumenti salariali e l’istituzione del reddito sociale per combattere la precarietà e incentivare la ripresa dei consumi; se si cambia il modello di sviluppo, con una attenzione alla riconversione ecologica delle produzioni e l’abbandono del predominio del ciclo del mattone; se si potenziano i servizi pubblici, si qualifica la sanità, si ripubblicizza il ciclo delle acque; se si fa sistema con le regioni dell’Italia centrale per avviare una programmazione comune e costituire una massa critica dei servizi pubblici in grado di competere con le imprese private e le multi utility che già si sono costituite, di migliorare i collegamenti infrastrutturali, di creare nuove opportunità di sviluppo per una offerta sanitaria già di buon livello. La sfida è difficile perché pesa la sconfitta della Sinistra arcobaleno dell’aprile 2008, la scomparsa dal parlamento delle forze comuniste, socialiste e di sinistra, l’oscuramento mediatico a cui siamo sottoposti da un governo – ma anche da un’opposizione parlamentare in questo acquiescente - che vuole cancellare dalla memoria collettiva una parte che ha avuto un ruolo fondamentale nella costruzione della democrazia nel nostro Paese , protagonista di straordinarie conquiste sociali e del lavoro. Ma Rifondazione comunista può lanciarsi in questo cimento con grande energia e con un bagaglio di esperienze di ricerca nel cammino unitario di riaggregazione della sinistra che hanno conosciuto momenti di grande intensità politica. Dalla lettura dei tanti documenti prodotti nel decennio 2001-2010 sulle riviste promosse dal partito, dagli interventi sulla stampa locale, o nella produzione degli atti ufficiali degli organismi dirigenti del partito – che nel volume troviamo nella appendice documentaria e nella cronistoria del saggio “la costruzione della sinistra di alternativa” di Fabrizio Cerella – si evince chiaramente come il gruppo dirigente del Prc dell’Umbria, anche nei momenti in cui il partito raggiungeva la doppia cifra nei confronti elettorali, non si è mai pensato autosufficiente, ma ha sempre cercato, con varie formule e con una spiccata propensione alla sperimentazione, il confronto con la sinistra diffusa nel territorio, avanzando proposte di tavoli e cantieri in cui confrontare le varie tradizioni e pratiche politiche democratiche, di sinistra, ecologiste, imparando molto dalla stagione del movimento dei movimenti e cercando sempre la strada più adeguata per fare ricchezza delle diversità e costruire un percorso di cambiamento il più condiviso possibile con le forze riformatrici della collettività regionale. Questa è l’architettura di un volume che è insieme ricostruzione di una storia politica intensa – un decennio della rifondazione comunista in Umbria – ma pure una concreta proposta politica per il futuro, quella della Federazione della Sinistra, e che è arricchito dal contributo di due importanti “compagni di strada”: il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero, autore della prefazione, e i l presidente nazionale di Socialismo 2000 Cesare Salvi, che ha scritto la postfazione al volume. Condividi