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PERUGIA - ''Noi intendiamo investire, sia in termini di risorse che di formazione nei settori dell'economia verde, come della filiera turismo-ambiente-commercio; non possiamo pero' fare tutto da soli. Anzi, voglio esprimere senza alcuna titubanza una certa preoccupazione proprio riguardo al ruolo delle banche al servizio dello sviluppo. Anche del sistema locale delle banche, perche' la loro funzione non puo' e non deve limitarsi all'attivita' di sportello''. Lo ha detto il presidente della regione Umbria Catiuscia Marini al convegno nazionale di Confcommercio, sollecitando il mondo del credito, ''per salvaguardare se stesso - ha sottolineato - e la sua stessa funzione, di svolgere un ruolo positivo e propulsivo nello sviluppo dell' economia, sostenendo le imprese, come le famiglie, nei loro processi di crescita''. La presidente ha quindi fatto riferimento alla recente presa di posizione della Conferenza episcopale italiana (CEI) che ha messo in guardia il paese dai rischi di un federalismo non solidale. ''Come regioni del centro Italia dobbiamo avere la forza di trovare una nostra autonoma posizione che salvaguardi la specificita' di una realta' territoriale del paese che ha molte analogie e somiglianze sia per cio' che riguarda il sistema economico, che sociale e culturale, per evitare che in una riforma dell'assetto federalista dello Stato questa parte d'Italia rimanga schiacciata tra nord e sud''. Sulla riforma della pubblica amministrazione, la presidente ha affermato che occorre affrontarla con ''coraggio istituzionale'', salvaguardando lo spirito delle assemblee elettive, ma al tempo stesso, operando tutte le riforme necessarie a rendere la pubblica amministrazione regionale e locale, ed il sistema delle agenzie, moderno ed efficiente. ''Certamente dobbiamo saper guardare oltre la crisi, ma dobbiamo essere altrettanto consapevoli che nella crisi ancora ci siamo'', ha anche affermato la presidente della Giunta umbra. ''Questa crisi, che ancora potrebbe far sentire le sue pesantissime conseguenze sulla nostra economia ci impone qui, come altrove, una riflessione su come uscirne. Su quali strumenti adottare perche' si possa affrontare non solo la fuoriuscita dalla crisi, ma guadare allo sviluppo economico nel medio e lungo periodo''. ''Lo Statuto della nostra regione ha posto come centrale il pilastro della concertazione. Essa pero' va ripensata e adeguata ai nuovi scenari che sono di fronte a noi. E noi vogliamo farlo subito, a partire dalla costruzione del programma di legislatura. Un lavoro - ha precisato - che abbiamo iniziato proprio in questi giorni e che intendiamo proseguire ascoltando e confrontandoci con tutte le parti sociali. Cio' fuori da ogni ritualita', e con uno spirito di ricerca delle necessarie condivisioni delle priorita' strategiche per la nostra regione, in uno spirito di responsabilita' condivisa di ciascuna delle parti, sia pubbliche che private''. ''Se questo e' il quadro generale di riferimento, il dibattito di oggi mi ha stimolato alcune riflessioni particolari, come ad esempio l'esigenza di un recupero del valore, nell'ambito di una economia come quella umbra, del concetto industriale di ''manifattura'.Insomma, dobbiamo recuperare il settore del manifatturiero industriale investendo sulla qualita' e sull'innovazione, e non ritenendo questo un settore superato. L'Umbria, il suo straordinario tessuto economico fatto di piccole e medie imprese, ha tutte le carte in regola - ha concluso - per compiere questo salto di qualita' ed in una visione moderna ed innovativa dell'economia, proprio il manifatturiero industriale puo' essere un perno fondamentale''. Condividi