Il Capogruppo PRC SE Comune di Gualdo Tadino Gianluca Graciolini In occasione dell'approvazione del bilancio di previsione del Comune di Gualdo Tadino, il sindaco Morroni, come gli si conviene, ha ampollosamente annunziato la stipula di una convenzione tra la nostra municipalità ed il Centro Universitario di Ricerca sull'Inquinamento da Agenti Fisici, diretto dal professor Franco Cotana, per la realizzazione di un ambizioso Piano Energetico e Ambientale comunale. Fin qui, apparentemente, tutto bene: la solita foga propagandistica cui ci ha abituato questa Giunta e che, in assenza di un minimo di concretezza, sembra affidarsi solo ad attività protocollari che comunque hanno un costo. 6.000 euro, quello per questa ulteriore convenzione-consulenza. In teoria non ci sarebbe nulla di male se la nostra Città dovesse diventare una sorta di Silicon Valley dell'Appennino umbro come è nell'obiettivo metafisico dichiarato dal sindaco ma nella realtà, approfondendo, dietro questa apparentemente positiva novità del Piano energetico comunale, c'è come al solito il nulla, almeno per quanto concerne l'efficacia effettiva di uno strumento di programmazione su una materia che non rientra certo nelle competenze degli Enti locali, ma, in forme e modalità concorrenti, dello Stato e delle Regioni. Da questo punto di vista avrà un bel daffare il sindaco Morroni a far capire che molte delle misure e degli interventi che il Piano delineerà saranno largamente inapplicabili perchè, a tutt'oggi, il governo Berlusconi non ha ancora varato il Piano Energetico Nazionale, atteso da ogni Regione per predisporre a sua volta i propri, e, ciononostante, sta puntando diritto verso il ritorno al nucleare senza un confronto serio ma anche in questo caso affidandosi solo alla propaganda. Ma negli obiettivi veri dell'atto stipulato dal sindaco Morroni, nonostante non ci sia scritto perchè ancora inconfessabile, c'è di più, un poco ma significativo e pericoloso di più. Non sarà parso vero al professor Cotana, convinto nuclearista, intanto e tra l'altro, di poter sperimentare ed applicare proprio a Gualdo le sue più zelanti ricerche sulle centrali a biomasse, sugli inceneritori e sui rigassificatori. Lo ha detto lui stesso presentandosi e presentando l'obiettivo della convenzione: usare Gualdo per progetti pilota affinchè l'Umbria possa diventare la regione delle energie rinnovabili. Non si dice ancora quali, nello specifico, ma noi immaginiamo e temiamo che siano proprio quelle cui il professore si è principalmente dedicato e come è facile leggere in un recente "documento propedeutico alla redazione del Piano Nazionale biocarburanti e Biomasse agroforestali per usi energetici" redatto proprio dal Cotana. In pratica, i gualdesi dovranno fare da cavia per gli esperimenti del professor Cotana nell'ambito della combustione delle biomasse e per far fare sicuri affari a qualche fortunato impresario in disprezzo della loro salute. Da uno studio dell'Enel stessa che non ci pare sia annoverata neanche da Berlusconi tra le solite organizzazioni ambientaliste del no emerge che il 90% delle centrali a biomasse in Italia, una volta realizzate ed entrate in funzione, siano state quasi subito riconvertite in inceneritori. In Italia, come è noto, le porcherie a danno dei cittadini si fanno a step, per gradi: prima si tira l'amo, poi si abbocca ed infine si finisce nella padella. Ci par già di leggere la premessa del Piano energetico di Morroni-Cotana: l'Italia è in ritardo pauroso nelle tecnologie che servono allo sviluppo delle energie alternative, a partire da quella del nucleare. Le imprese e le famiglie soffrono della schiavitù dal petrolio. A Gualdo è così e servono delle risposte. Fin qui concordiamo, eccetto che per il nucleare. La conclusione? E' ora che anche a Gualdo si prenda esempio e si decida senza indugio: facciamo una bella centrale a biomasse. Non una politica che incentivi e sostenga la diffusione delle fonti rinnovabili, privilegiando impianti di micro e mini produzione energetica, non una politica che incentivi la riduzione nella produzione dei rifiuti ed incrementi la raccolta differenziata alla fonte. Non una politica che, solo per la parte non riciclabile di essi, la cui quantità deve essere comunque ridotta progressivamente fino ad un riuso e riciclo completo, ipotizzi un trattamento in impianti a tecnologie flessibili e a basso impatto ambientale. Ci dispiace, ma tra le informazioni raccolte, non ci pare che queste siano le corde che ami suonare il professor Cotana cui è stato affidato l'incarico di pianificare a Gualdo. I rischi di inquinamento ambientale indotto dalle tecnologie attualmente in uso in Italia per le biomasse sono noti: tali impianti peggiorano la qualità dell’aria dei territori che li ospitano; essi si aggiungono alle emissioni da camino e a quelle del traffico veicolare indotto (ossidi di azoto, polveri fini (PM10) ed ultra fini (PM2,5) e peggiorano anche la qualità del suolo, e dei prodotti agricoli di questi stessi suoli, con le ricadute di composti organici persistenti (diossine, furani, idrocarburi policiclici) e di metalli pesanti. I rischi sanitari indotti da questa contaminazione, per quanto piccoli possano essere stimati, non sono giustificati dai benefici collettivi indotti dalla realizzazione dell’impianto, il cui principale scopo è quello di massimizzare gli utili dei proponenti. La nostra conclusione sul Piano energetico del Comune di Gualdo, se questi obiettivi veri ma non dichiarati nè ancora dichiarabili della Giunta si dovessero confermare come temiamo e se per il resto, come abbiamo spiegato, non avrà altra incidenza effettiva se non quella della pura propaganda, è che di questo Gualdo e i suoi cittadini potevano e possono fare tranquillamente a meno e risparmiare anche i 6.000 euro. Gli "sforzi" progettuali del Sindaco e della sua Giunta per coniugare politiche di sviluppo economico, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili avrebbero potuto trovare in questa fase una sicura, molto più concreta e positiva opportunità di realizzazione se si fosse attinto agli oltre trecentomila euro utilizzati per garantire le banche locali dalle sofferenze delle imprese. Anzichè utilizzarli per una misura sostanzialmente inerte ed inefficace ai fini dell'accesso al credito delle imprese, questi potevano essere la base economica per ben più efficaci incentivi e premialità per quelle imprese che investono o vogliono investire in risparmio energetico, acquisizione e sviluppo dei sistemi e delle tecnologie per l'approvigionamento energetico a basso costo e a basso o nullo impatto ambientale, in misure che certifichino la qualità ambientale dei processi e dei prodotti. Questa è la green economy, caro Sindaco. Non quella delle cave o degli inceneritori: alla green economy non serve la propaganda per trovare il favore dei cittadini. Essa serve solo per nascondere gli obiettivi meno confessabili e più rischiosi. Un po’ come Berlusconi fa per il nucleare di terza generazione. Condividi