(nostro servizio particolare)
(AUN) – NEW YORK – Teo ed Elisa Bartolini sono una giovane coppia (lei in attesa di un figlio) che vivono e gestiscono un agriturismo sulle colline di Città di Castello, con vista sulla storica Villa Franchetti, in cui la moglie del barone Leopoldo, Alice Hallgarten, cittadina americana, sperimentò concretamente con i contadini dell’Alta Valle del Tevere le sue idee di avanguardia in materia di agricoltura, manifattura tessile ed istruzione rurale. Molti anni dopo, a poca distanza dai luoghi in cui i Franchetti dispiegarono la loro passione didattica, i Bartolini esercitano la propria: nell’agriturismo aperto tutto l’anno hanno fondato una “Scuola del Tartufo”, anzi, per dirla in inglese, una “Truffle Hunting School”.
La proposta di una scuola che, in un agriturismo sulle colline umbre, insegna a “cacciare il tartufo”, ha stimolato l’immaginazione e l’interesse dei “tour operators” statunitensi, che mercoledì scorso hanno incontrato per tutto il giorno al “Phil Stefani Restaurant” di Chicago la quarantina di operatori umbri, presenti insieme ai Bartolini ai “workshops” organizzati dall’“Apt” dell’Umbria nel quadro della settimana di promozione turistica, a New York e Chicago, dell’immagine della regione e dei suoi grandi eventi, “Umbria Jazz” e il Festival di Spoleto.
“Sono rimasto veramente sorpreso – dice Matteo Bartolini - da quanto sia piaciuta l’idea agli americani. È da una vita che raccolgo tartufi, e, per quanto riguarda la scuola, non ho fatto altro che costruirla sulla mia esperienza: i nostri corsi offrono un quadro generale della biologia e della storia del tartufo, le sue varietà, le procedure della sua ricerca corretta, l’addestramento dei cani, e, non ultimo, ovviamente, il modo di cucinarli. La bellezza dei boschi dell’Alta Valle del Tevere, in cui si svolgono le lezioni pratiche, fa il resto, offrendo ai turisti una esperienza indimenticabile. La scuola – spiega – è il valore aggiunto del nostro agriturismo, ed è un’idea che si sta rivelando vincente, visti i contatti che abbiamo avuto con gli operatori americani”.
La soddisfazione dei Bartolini è condivisa anche dagli altri. Soprattutto a Chicago, e successivamente a New York nella sede dell’Enit (presente il direttore per il Nordamerica Riccardo Strano), i “workshops” – dicono sostanzialmente all’unisono gli operatori umbri – hanno fatto emergere segnali d’interesse e promesse di ripresa, aldilà della crisi, in questo importante mercato.
“È una cosa importante – commenta Stefano Cimicchi, amministratore unico dell’Agenzia di Promozione Turistica dell’Umbria – che alla promozione d’immagine si connettano fatti concreti. L’idea di un turismo che si articola per prodotti differenziati, che si rivolge a variegate ‘tribù turistiche’, che si muove per ‘affinità elettive’, con offerte tagliate su misura, funziona bene qui in America. E lo confermano i dati emersi dai ‘workshops’, in cui è stato consistente l’interesse per pacchetti integrati, basati sul soggiorno in un ambiente ‘verde’ e ‘storicizzato’, in grado di offrire, su questa base, molteplici opportunità”.
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