FIRENZE - Due anni di intercettazioni telefoniche del Ros; gli interrogatori degli imputati e degli altri indagati; le dichiarazioni di 16 persone informate sui fatti fra cui funzionari statali, avvocati, professionisti: c'e' questo tra le fonti di prova depositate dalla procura di Firenze all'ufficio del gip in vista del giudizio immediato per la presunta corruzione nell'appalto per la nuova scuola marescialli dei carabinieri di Firenze. Il prossimo 15 giugno saranno processati Angelo Balducci, Fabio De Santis, Francesco De Vito Piscicelli, Guido Cerruti. Gli atti sono gia' a disposizione del tribunale di Firenze. Tra le prove ci sono anche i documenti collezionati dal Ros nelle perquisizioni, le fotografie che provano gli incontri tra gli indagati, i risultati delle perquisizioni. Gli imputati sono accusati di aver organizzato una 'rete' illegale, di corruzione, a favore dell'imprenditore fiorentino Riccardo Fusi, proprietario della societa' di costruzioni Baldassini Tognozzi Pontello (Btp) per favorirlo nel riottenere l'appalto. Per l'accusa Balducci e De Santis avrebbero accettato la promessa da Fusi e dal suo socio Roberto Bartolomei, intermediata da Piscicelli, di denaro per compiere atti contrari al loro dovere di funzionari pubblici impegnandosi a fargli ottenere l'appalto per la scuola marescialli e anche altri lavori previsti per la festa dei 150 anni dell'Unita' d'Italia. De Santis e' accusato anche di aver ricevuto un orologio di valore da Piscicelli e Fusi e, soprattutto, la nomina a provveditore per le opere pubbliche di Toscana, Umbria e Marche. Cio', secondo i pm fiorentini, avvalendosi Fusi del ruolo politico-istituzionale di Denis Verdini, anche lui indagato nella vicenda, che si sarebbe attivato per 'raccomandare' De Santis al ministero per le Infrastrutture. Inoltre, sempre Balducci e De Santis, avrebbero ricevuto da Fusi come vantaggio economico l'incarico nella Btp per l'avvocato Cerruti che concordava con lo stesso Fusi il 2 per cento sull'eventuale risarcimento che lo Stato avesse accordato alla Btp per l'estromissione dall'appalto, oppure lo 0,8 per cento dell'appalto (250 mln il valore) se la Btp avesse riottenuto il lavoro. Tra gli indagati, oltre a Fusi e Verdini, risultano anche Bartolomei e l'avvocato Raffaella Di Tarsia Belmonte, collaboratrice di Cerruti. Condividi