Se fossimo in Inghilterra, paese in cui si scommette su tutto, avremmo vinto a mani basse puntando sul fatto che i fischi rivolti dai delegati del Congresso della Cgil ad alcuni esponenti del governo, il ministro Sacconi, il sottosegretario Letta, ed alla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia ed anche ai segretario generali di Cisl e Uil, con diverse gradazioni, sarebbero stati al centro dell’attenzione dei media.
Passano in seconda linea i valori, il significato, i contenuti del Congresso del più grande sindacato italiano, con quasi sei milioni di iscritti, con un dibattito che si è svolto in ben 62 mila assemblee. Ma per i media un grande fatto di democrazia conta meno di niente. Non solo i titoli sui fischi, ma anche la collocazione di questo avvenimento nelle pagine è un segnale della decadenza della nostra informazione, dei giornali.
Per non essere accusati di partigianeria prendiamo ad esempio non uno dei giornali direttamente o indirettamente facenti capo a Berlusconi, ma Repubblica che dedica più spazio ad una intervista alla Marcegaglia, che dà la sua valutazione della relazione di Epifani, che non alla relazione stessa.
Le scuse di Epifani, un atto di generosità
Ma così va il mondo dell’informazione dove sempre più la professionalità è un optional. Epifani ha però tagliato la testa al toro sui fischi. Già ieri sera aveva telefonato a Bonanni e Angeletti per scusarsi. Oggi, con generosità, prima che i segretari di Cisl e Uil prendessero la parola, ha reso note le telefonate ed ha rinnovato le scuse ai due sindacalisti, chiedendo il rispetto “che si deve alle gente ed ai valori che questi sindacati esprimono”. “Facciamo un torto a noi stessi - ha proseguito - quando non si rispettiamo interlocutori che rappresentano milioni di iscritti”. Tutto chiaro, episodio chiuso.
Gli interventi di Bonanni e Angeletti sono stati seguiti attentamente dalla platea dei delegati. Però quei fischi levatesi dalla platea meritano qualche riflessione. Sono solo idiozie quelle raccontate dai soliti “ retroscena” che vedono nei fischi un segnale contro Epifani e i contenuti a prima della sua relazione. Il segretario generale gode di un consenso rappresentato anche fisicamente dell’82,92% dei delegati. Non solo, i fischi sono avvenuti prima della sua relazione. Noi non siamo fra i cultori del fischio, degli applausometri, ma ci pare che Epifani, quale soggetto ospitante, abbia fatto bene e rivolgere le scuse dell’organizzazione pubblicamente. Non tutti l’avrebbero fatto. Ma perché questi fischi che sembrano voler dire “quando ci vuole ci vuole”, il “vaso è colmo”, riferiti per esempio al ministro Sacconi e, con minore intensità alla Marcegaglia?
Forse l’aver rumoreggiato nei confronti di Bonanni e Angeletti è fisiologico, il risultato di un lungo periodo di divisione, il ritorno ad un passato che richiama gli anni settanta, prima della nascita faticosa della Federazione unitaria di Cgil, Cisl, Uil. Una lite in famiglia. Ma il perché dei fischi al ministro Sacconi ha un significato ben più profondo. Basta leggere le dichiarazioni di questo esponente del governo, il ministro del Lavoro, in merito alla relazione di Epifani. Arrogante, sprezzante, offensivo, dà il segno che la Cgil, come denuncia il segretario confederale Fulvio Fammoni, per il governo “ è l’ultima pratica da risolvere”. Sacconi insulta la Cgil quando accusa di non essere un sindacato ma un partito di opposizione, ironizza sulla “via al socialismo greco” che sarebbe il modello che persegue. Spruzza insulti e odio per una organizzazione che il governo ritiene non un interlocutore, anche duro, ma un avversario, un nemico addirittura, con cui, appunto, regolare i conti una volta per tutte. Sacconi si chiede perché gli applausi a un vecchio democristiano, come Oscar Luigi Scalfaro. La risposta è semplice: perché difende la Costituzione della Repubblica italiana fondata sul lavoro, i diritti, le libertà. Il governo Berlusconi-Bossi di cui il ministro fa parte fa di tutto per affossarla, snobba anche manifestazioni significative come quelle che parlano dell’unità d’Italia. Per quanto riguarda la Marcegaglia il suo “ peccato” è veniale.
Qualche sciocchezza della Marcegaglia
Dice qualche sciocchezza quando afferma che “nella scenografia, nel linguaggio, nel filmato che ha aperto il Congresso si guarda sempre a ciò che è stato, mai al futuro”.
Comprendiamo che alle delicate orecchie della presidente di Confindustria la canzoni del lavoro, di protesta, diano qualche fastidio, così come vedere operai che per difendere il posto di lavoro salgono sui tetti. Fa perfino sorridere il naso arricciato della Emma perché Epifani non ha parlato della Cina, del Brasile, dei paesi del Bric. Se chiedeva al suo ufficio stampa avrebbe potuto sapere che al Congresso assistono esponenti di 105 organizzazioni internazionali, che il presidente della Confederazione dei sindacati Europei considera la Cgil come uno dei sindacati più importanti nel quadro internazionale. In fondo, però, la stessa Marcegaglia smentisce sé stessa quando afferma che la relazione di Epifani è simile a quella che lei ha tenuto al convegno degli industriali e Parma. Allora anche lei, viene da dire, ha lo sguardo rivolto al passato. Piccolezze che non sminuiscono il significato di questo appuntamento. Anzi, forse lo rendono ancora più importante.
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