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PERUGIA - A cosa e' servito tutto il denaro 'in nero' impiegato da Anemone? E qual e' il legame tra il flusso di soldi usciti sotto forma di assegni circolari e i lavori ottenuti dal gruppo? Quali sono gli episodi di corruzione non ancora accertati? In attesa del tribunale del Riesame la procura di Perugia va avanti nell'indagine sui grandi eventi che ha portato tra l'altro alle dimissioni del ministro delle Attivita' produttive Claudio Scajola. Alla Guardia di Finanza e al Ros la procura ha chiesto di effettuare accertamenti ''a tappeto'' sugli appalti ottenuti negli ultimi anni dal gruppo di Diego Anemone, l'imprenditore considerato dagli inquirenti una delle figure chiave di tutta l'inchiesta, assieme a Balducci. E ha chiesto di ricostruire i flussi di denaro al centro degli ultimi filoni d'indagine avviati. I pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi sono infatti convinti, e lo hanno scritto nella richiesta d'arresto per l'architetto Angelo Zampolini, per il commercialista Stefano Gazzani e per il funzionario pubblico Claudio Rinaldi - che i soldi servissero per ''remunerare pubblici ufficiali'' e che siano il frutto di reati ai danni della pubblica amministrazione. In sostanza, ''appare fondato ritenere'' che gli assegni servissero al gruppo Anemone ''per il perseguimento di fini illeciti'' e che dunque gli intermediari come Zampolini altro non siano che ''riciclatori''. A conferma di cio' i pm sottolineano che l'approfondimento di sole quattro operazioni sospette (l'appartamento di Scajola, quelli per il generale della Gdf ora all'Aisi Francesco Pittorru e del figlio di Balducci, Lorenzo) ''ha gia' delineato un quadro preoccupante circa la finalita' delle stesse''. Ma ''rimangono da approfondire ulteriori operazioni di analogo tenore, in relazione alle quali le indagini sono ancora in corso''. I pm fanno riferimento in particolare ai conti accesi dal gruppo Anemone nella filiale di via Romagna, a Roma, della Banca delle Marche che ''al momento non ha fatto pervenire alcuna segnalazione'' e che ''appare essere il vero punto di riferimento bancario del sodalizio''. E' in quella banca che vi sono, tra l'altro, 23 conti ancora accesi (sui 30 iniziali) intestati ad Alida Lucci, segretaria di Anemone. Al vaglio dei pm di Perugia ci sarebbero tra l'altro nuovi atti giunti recentemente da Firenze, ma il contenuto dei quali e' coperto dal massimo riserbo. Anemone si prepara intanto a tornare in liberta'. Il 9 maggio scadono infatti i termini della custodia cautelare disposti dal gip di Perugia per la presunta ''cricca''. Balducci e Fabio De Santis non torneranno liberi in seguito al giudizio immediato disposto nei loro confronti a Firenze per l'indagine sull'appalto della scuola marescialli, mentre Anemone e Mauro Della Giovampaola potranno lasciare i carceri di Rieti e di Terni dove sono rinchiusi. Lo faranno, a meno di sorprese delle ultime ore, alla vigila di una settimana che potrebbe essere decisiva per l'inchiesta di Perugia. Martedi' infatti il tribunale del riesame vagliera' il ricorso dei pm contro la decisione del gip di non disporre gli arresti di Zampolini, del commercialista Stefano Gazzani e dell'ex commissario dei mondiali di nuoto a Roma Claudio Rinaldi. Una decisione presa dal giudice non ritenendosi competente perche' i reati loro contestati sono stati compiuti a Roma, mentre i pubblici ministeri rivendicano la loro titolarita' a occuparsi dell'inchiesta. Mercoledi' invece il Gip esaminera' la richiesta della procura di nominare un commissario per le imprese del gruppo Anemone. Venerdi', infine, dovrebbe comparire davanti ai pubblici ministeri Scajola per essere interrogato come persona informata dei fatti. L'ex ministro ha raggiunto ieri sera la sua casa di Imperia dove gli stanno giungendo centinaia di mail, sms e lettere di solidarieta'. Condividi