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Claudio Scajola si è presentato davanti alla stampa e, con voce scossa, ha annunciato le sue dimissioni. "In questa situazione che non auguro a nessuno io mi devo difendere - si accora -. E per difendermi non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni". Scajola ritiene, come ha più volte detto negli ultimi giorni, "di essere estraneo" alla vicenda che lo vuole coinvolto nell'acquisto della casa con fondi neri. "Non sono indagato", afferma dicendosi certo che la sua innocenza "verrà dimostrata". Tuttavia, aggiunge "una cosa l'ho capita. Un ministro non può sospettare di abitare in una casa pagata in parte da altri". Quindi, annuncia, "se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne il motivo, il tornaconto e l'interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per annullare il contratto". Questa è la motivazione che ha spinto il ministro a breve termine dimettersi per la seconda volta in pochi anni dal governo (l'altra volta, come si ricorderà, per la frase offensiva pronunciata nei confronti di Marco Biagi appena ucciso dai terroristi: era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza., ndr), sentendosi "vittima di una campagna mediatica senza precedenti, che non dà tregua né respiro". Se ne va dal dicastero di Via Veneto "con grande sofferenza", dopo 10 giorni passati "la notte e la mattina" a compulsare rassegne stampa piene di articoli sulla sua vicenda. "Ho imparato nella mia vita che la politica dà sofferenze - si sfoga - ma ho anche imparato che sono compensate da soddisfazioni. Sò che tutti i cittadini hanno grandi sofferenze e non penso quindi che io solo sto soffrendo, ma mi trovo esposto ogni giorni a ricostruzioni giornalistiche contraddittorie". Per questo Scajola lascia senza tuttavia sentirsi abbandonato: né dal premier né dai colleghi di governo e di partito. E neppure dall'opposizione, dice. "Ho avuto attestati di stima da Berlusconi - dice Scajola - al quale sono legato da un affetto profondo da lui ricambiato" ma il ministro dimissionario ha ricevuto "attestati di stima anche dal governo, dalla maggioranza e da tutto il Pdl". E non solo: "Voglio riconoscere - afferma - l'attenzione responsabile e istituzionale della stessa opposizione". Il ministro, prima di lasciare, vuole tuttavia elencare le cose fatte: un robusto lavoro sul ritorno al nucleare, la riforma degli incentivi, i grandi progetti infrastrutturali per l'energia, i tavoli per le aziende in crisi. "Ho lavorato senza mai risparmiarmi, ne siete testimoni - chiama in causa i giornalisti - ho dedicato tutte le mie energie e il mio tempo, commettendo sbagli ma sicuramente pensando di fare il bene". Insomma, il massimo che si poteva fare per "risolvere ciò che era possibile". Ma Scajola oggi si dimette, convinto che "per esercitare la politica, che è un'arte nobile e con P maiuscola, bisogna avere la carte in regola e non avere sospetti". Chissa se a convincerlo ad andarsene siano servite anche le tante richieste in questo senso venute da militanti ed elettori delusi del Pdl che nei giorni scorsi si sono sfogati nei suoi confronti nell'ex sito di Forza Italia? Od anche lo striscione beffa che alcuni giovani avevano affisso ieri davanti a casa sua, pedr invitarlo ad abbandonare il governo per aprire un'agenzia immobiliare, vista l'abilità dimostrata nell'acquistare per quattro soldi un magnifico appartamento di 180 metri quadri con vista sul Colosseo? Condividi