Utilizzando il sistema di video-comunicazione Skype su Internet, un operaio di 29 anni, residente nel vicentino, ha fatto in modo che una dodicenne residente a Spoleto compiesse atti sessuali mentre lui la osservava al computer: per questo è stato arrestato dalla polizia che ha avviato l'indagine dopo una denuncia presentata dalla famiglia della adolescente (con la quale il giovane non si è mai incontrato di persona).
Accertamenti, partiti nel settembre del 2009, definiti lunghi e complessi dagli investigatori, il personale del commissariato spoletino - diretto da Francesca Peppicelli - in collaborazione con la polizia postale di Perugia. Al termine è stata eseguita a carico del giovane una ordinanza di custodia cautelare in carcere nella quale vengono contestati i reati di atti sessuali con minorenni e detenzione di materiale pedo-pornografico.
All'operaio, del quale non è stato fornito il nome, è stata infatti sequestrata - hanno riferito gli inquirenti - ''una ricca collezione'' di filmati e fotografie pornografiche della dodicenne e di altre bambine. Materiale che secondo gli inquirenti proverebbe in maniera chiara il rapporto via web che c'era con l'adolescente spoletina. E' stato inoltre trovato in possesso di altre immagini che riguardano - sempre secondo quanto si è appreso – bambine costrette ad atti sessuali con adulti.
File che erano su una pen-drive recuperata nel corso di una perquisizione dell'abitazione del ventinovenne. Dagli accertamenti tecnici eseguiti dalla polizia postale è quindi emerso che tutto era stato scaricato dal pc del giovane che però è risultato sottoposto a reset. L'ipotesi è comunque che la quasi totalità delle immagini siano state scaricate da siti Internet.
Dall'indagine è emerso che l'operaio era finora incensurato. Appartenente a una famiglia normale, passava la maggior parte del tempo tra casa e il lavoro. Gli investigatori ritengono che possa avere conosciuto su Internet l'adolescente spoletina che - sempre in base a quanto accertato dalla polizia - era in contatto con il giovane tramite Skype utilizzando il un computer o telefono cellulare. E in queste occasioni avrebbe memorizzato - secondo l'accusa – alcune immagini. Il comportamento della ragazzina ha però insospettito la famiglia che si e' rivolta alla polizia. Tra gli elementi forniti al personale del commissariato un numero di telefono Skype dal quale gli investigatori sono risaliti all'operaio poi arrestato.
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