narducci.jpg
Sulla morte di Francesco Narducci ''non c'è alcun mistero'' ed essa è legata ''a una tragica fatalità o a un suicidio''. Lo ha sottolineato oggi il padre del medico, Ugo Narducci, che ha espresso ''grande soddisfazione'' per la decisione del gup di Perugia, Paolo Micheli, di prosciogliere tutti gli imputati, una ventina, coinvolti nell'udienza preliminare su presunte irregolarità compiute - secondo l'accusa - in occasione del ritrovamento del cadavere. Una decisione presa dal giudice - hanno sottolineato Ugo Narducci e il suo difensore, l'avvocato Francesco Falcinelli - all'esito ''di un articolato contraddittorio processuale che si è giovato, tra l'altro, del contributo di autorevoli esperti su temi di prova scientifica concernenti profili essenziali dell'accertamento processuale''. ''Su tutti - hanno aggiunto - la causa della morte di Francesco Narducci e l'identificazione in quest' ultimo del cadavere riemerso dal lago Trasimeno il 13 ottobre del 1985''. Secondo l'avvocato Falcinelli ''il proscioglimento del professor Ugo Narducci, con la formula 'perché il fatto non sussiste', dall'accusa di avere costituito un sodalizio criminoso funzionale, secondo la prospettiva accusatoria, smentita dalla sentenza, ad occultare la causa della morte del compianto figlio Francesco rappresenta una epilogo della vicenda del tutto conforme all'effettività storico-processuale. A distanza di circa dieci anni dalla genesi dell'indagine può dunque ritenersi chiusa tale vicenda giudiziaria''. ''Si deve ribadire che sulla morte di Francesco Narducci – ha concluso il padre Ugo - dovuta, come sempre sostenuto, a tragica fatalità ovvero a suicidio, non vi è alcun mistero''. Condividi