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PERUGIA - Ci sono il ricordo di Meredith Kercher ma anche ''la pieta''' per Raffaele Sollecito e Amanda Knox nel lungo racconto della sua esperienza scritto da Angela Irene Ceccarini, uno dei giudici popolari della Corte d'assise di Perugia che ha condannato i due giovani a 25 e 26 anni di reclusione per l'omicidio della studentessa inglese. A pubblicarne alcuni stralci e' oggi il Messaggero sulle pagine locali. Il giudice ripercorre le varie tappe della sua esperienza, senza comunque entrare nel merito della decisione presa in camera di consiglio. Dopo avere parlato dei due imputati, la Ceccarini si sofferma sulla vittima. ''C' e' un terzo attore in questa storia - scrive - che pero' non potra' piu' prendere parte da protagonista narrante, che non potra' piu' difendersi, che non potra' piu' giustificarsi e che non potra' piu sorriderci... ed e' Meredith, la vittima. Anche lei aveva un'eta' per cui poteva essere mia figlia, anche lei aveva dei sogni ed aspirazioni''. Nel racconto, il giudice afferma di poter ''esprimere solo'' la sua pieta' ''nei confronti di Amanda e Raffaele che comunque si sono rovinati la vita e per Meredith che una vita non ce l'ha piu'''. Riguardo al processo, la Ceccarini afferma che ''e' stato terribile dover indugiare sui particolari scabrosi dell'autopsia dove le domande e le risposte sembravano non avere alcun rispetto di quel corpo straziato e senza vita di una ragazza ventenne''. Nei brani riportati dal quotidiano i momenti che hanno preceduto la sentenza. ''Stara' a me, insieme a tutti gli altri, decidere chi e quali - spiega la Ceccarini - saranno le vittime e chi e quali saranno i carnefici... Meredith, comunque, non avra' la possibilita' di rammaricarsene o gioire, comunque vadano le cose la sua vita resta spezzata, la sue speranza infrante''. Condividi