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PERUGIA - I problemi della zootecnia dell’Umbria non sono finiti! Infatti in Umbria non c’è solo la bomba ecologica degli allevamenti suinicoli: a Spoleto sono circa venti anni che l’azienda Novelli gestisce a volte con pressappochismo, a volte fuori i limiti dalle norme della Direttiva Nitrati i reflui zootecnici degli allevamenti avicoli. Le quantità di pollina sono tali da rendere impossibile il trattamento con sistemi tradizionali. Lo smaltimento in tutti questi anni è stato effettuato soprattutto attraverso lo spargimento sul terreno, a volte come materiale tale e quale, con i possibili rischi che tutti conoscono, di effetti fitotossici e incremento di salinità e di sostanze azotate nel terreno con gravi conseguenze per la salubrità dei terreni e le falde acquifere. A questo si aggiunge il disagio degli abitanti delle frazioni limitrofe dovuto all’odore nauseabondo e alla considerevole presenza di insetti soprattutto nel periodi estivo. Ora grazie alla benedizione della Provincia di Perugia e del Comune, che hanno approvato il progetto, e alla premura della Regione Umbria che in mancanza di una specifica norma regionale ha espresso un favorevole parere legale, il Gruppo Novelli si appresta ad eliminare il problema che lui ha creato, realizzando un impianto di incenerimento. “Non crediamo che questa sia la soluzione per risolvere il problema – è il commento della responsabile del circolo Legambiente d Spoleto Simonetta Bandini - la termo combustione delle polline presenta svariate problematiche, fra le quali è bene citare l’impatto ambientale, il degrado territoriale, i rischi connessi alla manipolazione di un prodotto come la pollina, vettore di agenti patogeni alcuni dei quali salmonella e virus influenzali altamente pericolosi”. Più volte in passato Legambiente, insieme anche al comitato dei cittadini e alle altre associazioni ambientaliste, ha denunciato la condotta scorretta e l'indifferenza del rispetto delle prescrizioni con cui il Gruppo Novelli ha gestito in tutti questi anni le deiezioni animali dei propri allevamenti. L’azienda che è stata anche condannata al risarcimento per il disagio creato agli abitanti ed il mancato rispetto della normativa. La stessa ASL ha più volte imposto specifiche prescrizioni circa gli orari e le modalità di spargimento della pollina per contenere i disagi degli abitanti. Legambiente inoltre si era anche fatta promotrice di un organo di controllo con i comitati locali e l’amministrazione comunale, organismo che l’amministrazione poi non ha avuto l’interesse ad attivare e rendere operativo. Nel 2001 il Gruppo Novelli ha presentato richiesta al Comune di Spoleto per la realizzazione di un impianto di compostaggio sempre nell’area di Cigliano ricevendo parere positivo e quindi tutte le autorizzazioni a costruire, ma il progetto poi non è stato più realizzato e il Gruppo Novelli ha continuato a smaltire “a modo suo” le deiezioni degli allevamenti. “Occorre chiarire che il Gruppo Novelli in tutti questi anni ha goduto di un prezioso sostegno a livello politico – continua la rappresentante di Legambiente - amministrazioni che hanno sacrificato gli interessi della collettività e delle risorse ambientali per quelli economici dell'azienda. E l’approvazione di questo progetto non è altro che l’ennesimo regalo a Novelli. Come mai i comuni veneti, Este in prima fila, si sono schierati con la popolazione, contro la costruzione di un inceneritore per la pollina ed hanno ricorso al Tar contro la norma regionale che ne permette la costruzione di inceneritori per la pollina, rivendicando il diritto di decidere il futuro del proprio territorio?” Legambiente ha presentato al Comune di Spoleto e alla Provincia di Perugia un documento con osservazioni e considerazioni su possibili soluzioni alternative, dove viene evidenziato come il progetto presentato dal Gruppo Novelli è in alcune parti superficiale ed incompleto, soprattutto in termini di emissioni potenzialmente pericolose e di smaltimento delle ceneri. Non esistono in Italia impianti del genere, pochissimi in Europa e non esistono quindi dati sui cui basare la reale bontà del progetto. Tutto ciò è ancora più valido in quanto l’impianto andrebbe ad incidere in zona già degradata da un punto di vista ambientale come quella di Santo Chiodo - Sant’Angelo in Mercole. “Esistono altre modalità di trattamento, più sicure e non inquinanti, e sicuramente più collaudate come il compostaggio delle polline in ambiente confinato all’interno dell’allevamento, oppure impianti di biodigestione all’interno degli allevamenti, entrambi metodi già ampiamente sperimentati – è la proposta di Legambiente - nel primo caso si tratta di piccoli impianti in ambiente confinato che con apposite tecniche facilitano il compostaggio e la trasformazione della pollina in compost, ottimo come ammendante agricolo perché conserva e migliora le caratteristiche organolettiche del prodotto, inodoro e sicuro dal punto di vista batteriologico sia per i trasporti che per la distribuzione (analogo al progetto che il Gruppo Novelli ha presentato nel 2001). Nel secondo caso si tratta di impianti che, pur con una somma infinita di attenzioni e solo per alcuni tipologie di prodotto, possono trasformare la pollina in biogas”. Condividi