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(di Lorenzo Attianese) (ANSA) - ROMA - Mancate denunce di sacerdoti pedofili e azioni civili nei confronti della Curia. Ancora lampi di accuse nella bufera sulla pedofilia che ha visto coinvolti esponenti del clero cattolico. Stavolta sotto i riflettori c'e' il vicario del papa per la Diocesi di Roma, Agostino Vallini, accusato da una vittima di non aver denunciato alla polizia don Marco Agostini, il sacerdote della parrocchia di San Benedetto a Pomezia (Roma) coinvolto nell'aprile 2006 in un'indagine sulla pedofilia condotta dagli agenti della squadra mobile di Roma. Ma il cardinale si difende, precisando che Don Marco fu sospeso 'a divinis'. La vicenda del ''j'accuse'' nei confronti di Vallini risale ad alcuni anni fa, ''quando - spiega la vittima - ci rivolgemmo al vescovo di Albano di allora, ora cardinale vicario Agostino Vallini, per denunciare gli atti di pedofilia di don Marco, il vescovo Vallini annoto' tutto ascoltando i racconti dettagliati di due ragazzi, ci disse che 'al momento erano solo chiacchiere', poi - ha continuato - ci spiego' che avrebbe parlato con l'interessato e preso provvedimenti, ma don Marco non fu denunciato alla polizia ne' interdetto dal sacerdozio, fu solo trasferito in un ostello ad Assisi, dove vedeva altri giovani''. Don Marco, morto suicida a Roma nell'agosto 2006 mentre era agli arresti domiciliari, era stato arrestato il 5 aprile dello stesso anno dagli agenti della polizia di Roma che avevano fatto luce su una storia di violenze e soprusi che il sacerdote avrebbe inflitto a bambini e adolescenti in tutte le parrocchie dove aveva esercitato. Don Marco, appartenente alla congregazione dei padri Oblati, era finito in manette con l'accusa di pedofilia e violenze sessuali continuate e aggravate. L'arresto era stato eseguito ad Assisi, dove il sacerdote era stato trasferito nel 2002, dopo essere stato a Torvaianica. ''All'epoca giravano anche voci che Don Marco fosse stato 'sconsacrato', ma nonostante tutto - ha aggiunto la vittima ricordando il suicidio del sacerdote - dopo la sua morte il suo corpo si trova in un cimitero sacro di Albano''. Pronta la difesa di Vallini, il quale ha precisato che Don Marco Agostini, ''non appartenente al clero diocesano'', ''fu immediatamente sospeso 'a divinis' e ne fu chiesto al legittimo superiore l'immediato trasferimento ad altra sede, senza l'esercizio del ministero''. Vallini ha ''smentito categoricamente di non aver prestato immediata attenzione ai fatti e di aver dichiarato che 'al momento erano solo chiacchiere'''. Infine, sul trasferimento del sacerdote ad Assisi, attribuito a monsignor Vallini, il cardinale smentisce di aver indicato una specifica sede ''in quanto non era di sua competenza''. Ma alle presunte vittime di Don Marco non basta. Il legale di alcune delle famiglie degli 'abusati', l'avvocato Alberto Romano, sta valutando ''la possibilita' di un'azione civile autonoma nei confronti della Curia di Albano, dove all'epoca dei fatti era a capo l'attuale cardinale vicario Agostino Vallini. All'epoca la Curia non ha fatto nulla per impedire gli abusi per cui e' responsabile civile e deve risarcire i danni morali alle vittime di don Marco''. Spiegando le varie difficolta' del processo, l'avvocato ha riferito che ''un mese fa il giudice Rocchi, del Tribunale di Velletri, aveva rinunciato all'incarico rinviando l'udienza al prossimo dicembre, per la nomina di un altro giudice. Ma per quella data il processo cadrebbe in prescrizione. Tra gli accusati coinvolti nella vicenda, l'unico rimasto in vita e' Ennio Di Gianpasquale, parroco di San Benedetto Abate a Pomezia, anche lui accusato di favoreggiamento''. Condividi