PERUGIA - Il rinvio a giudizio per 18 degli imputati nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Perugia relativa alle presunte irregolarita' compiute in occasione del ritrovamento del cadavere del medico perugino, Francesco Narducci e' stato chiesto oggi, al termine di una lunga requisitoria, dal pubblico ministero, Giuliano Mignini. Un lungo intervento, durato oltre 15 ore, nel corso dell'udienza preliminare davanti al gup del capoluogo umbro, Paolo Micheli. Tra le richieste del pm anche quella di dichiarare prescritto il reato di calunnia (venti i capi di imputazione contestati in tutto) per alcuni degli imputati. La condanna a un anno di reclusione e' stata chiesta, invece, per uno degli indagati per false dichiarazioni, che ha scelto di avvalersi del rito abbreviato. Da domani la parola passera' alle parti civili, a cominciare da Francesca Spagnoli, moglie di Francesco Narducci. Tra gli imputati figurano alcuni familiari del gastroenterologo, ma anche pubblici ufficiali e appartenenti alle forze dell'ordine, accusati,a vario titolo, di aver preso parte al tentativo di depistaggio delle indagini sulla morte del medico perugino, scomparso in circostanze misteriose l'8 ottobre del 1985 e il cui cadavere venne trovato nelle acque del Trasimeno cinque giorni dopo. Secondo l'accusa il presunto sodalizio avrebbe operato dal giorno della scomparsa del medico, fino a dopo il luglio del 2004, per cercare di sviare gli accertamenti sulla morte e, in particolare, per evitare che si ipotizzasse un omicidio legato alle vicende del mostro di Firenze. Secondo la ricostruzione accusatoria, in particolare, il medico sarebbe stato ucciso perche' coinvolto nelle vicende del mostro di Firenze e poi, con uno scambio di cadavere, il delitto sarebbe stato mascherato da incidente o suicidio nelle acque del lago Trasimeno. Condividi