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E’ duro ammetterlo, ma il risultato dell’opposizione nelle elezioni regionali non è stato quello sperato. Meglio essere chiari dall’inizio per evitare un’interminabile e poco utile discussione sui decimali. E’ un fatto che la crescita impressionante degli astenuti non ha colpito solo la destra. Il partito degli astenuti nell’area dell’opposizione continua a crescere ed è ormai saldamente il secondo partito, ancorchè virtuale, e segnala una diffcoltà politica tuttaltro che risolta di quello che fu il centro sinistra. Riassumendo. La soluzione dei problemi non è venuta dalla fuga del PD nella vocazione maggioritaria di ispirazione veltroniana. La soluzione non è venuta dal tentativo di ricostituire le proprie energie da parte di ogni singola forza (?) politica in solitaria. Astensionismo e credibilità Per recuperare la caduta di credibilità dell’opposizione non è bastata neppure la ricostituzione degli schieramenti (più o meno) di centro sinistra nelle elezioni regionali. Anche se questa scelta ha evitato guai ancora più seri. Per questo Bersani non ha torto quando invita a non dare una valutazione inutilmente catastrofica del risultato elettorale. Tuttavia è un fatto che occorre qualcosa di più, di molto più forte per convincere le elettrici e gli elettori che si sono collocati in modo crescente nell’astensione a ridare fiducia all’opposizione. Una ricostruzione unitaria dello schieramento dell’opposizione è quindi condizione necessaria ma non sufficiente per tornare a vincere. Senza una costruzione unitaria si tornerebbe alla vocazione maggioritaria, alla separatezza di ciascuno, e quindi al disastro. Tuttavia senza una proposta politica chiara e convincente anche un ricostituito schieramento unitario dell’opposizione non basterà a dare credibilità alla candidatura a governare in alternativa alla destra. Sembra evidente che la stanchezza dell’elettorato, definibile in senso lato di centro sinistra, deriva dalle troppe contraddizioni, dai personalismi, dalla scarsa capacità di costruire iniziativa politica per obiettivi, dall’eccessiva subalternità al gioco politico mediatico che come è evidente è egemonizzato dalla destra, perfino nel senso letterale del termine. Cresce una nuova versione dell’impegno politico. Tale da ottenere affermazioni elettorali che in Piemonte hanno fatto perdere Mercedes Bresso, caratterizzate dalla presa di distanza da tutto lo schieramento di opposizione, perfino dall’area che viene definita sbrigativamente giustizialista. Un’alterità verso tutti. Di fronte a questo, ed altro ancora, non basta rimettere insieme i cocci di quello che fu il centro sinistra. Anche se mantenere i cocci divisi certamente peggiora ulteriormente la situazione e allontana la possibilità di costruire un’alternativa politica credibile. Le condizioni per l’alternativa Si parla molto, anche a sproposito, dei 3 anni che separano dalle elezioni politiche del 2013. Certo oggi è più difficile immaginare un anticipo delle elezioni e tuttavia sarebbe un grave errore rinviare ulteriormente la costruzione delle condizioni per dare credibilità ad un’alternativa. Sono 2 i punti fondamentali, peraltro strettamente legati tra loro. Il primo è la crisi economica e sociale che sta scaricando conseguenze pesanti su una parte del paese: disoccupazione, carenza di occupazione, caduta del reddito e il riaffacciarsi dell’inflazione. Inoltre il Governo sta prendendo impegni per ridurre il debito pubblico a partire dal 2011, per rientrare dall’attuale extradebito pubblico che ha bruciato 20 anni di risanamento. Chi pagherà questi tagli ? Per questo il primo compito è la costruzione di un’iniziativa politica in grado di dare battaglia a fianco di chi è colpito e paga il prezzo della crisi. Tutta l’opposizione deve misurarsi con questo problema e contribuire a costruire questa iniziativa. Un esempio. Per fortuna il Presidente Napolitano ha rinviato al parlamento la pessima legge che punta a manomettere l’articolo 18 e il diritto dei lavoratori di ricorrere alla tutela del giudice del lavoro. Applausi al Presidente. La CGIL aveva da subito denunciato la gravità di queste norme di legge mentre purtroppo altri hanno acceduto all’idea di un nuovo accordo separato su questa delicatissima materia. Quando il Ministro Sacconi, per rispondere alle osservazioni del Presidente della Repubblica, punta sull’accordo tra le parti dice in realtà una cosa grave e cioè che vorrebbe tradurre in legge un accordo separato senza e contro la CGIL. Il tentativo di isolare la Cgil L’opposizione non può avere ambiguità su problemi come questi e deve semplicemente essere a fianco della CGIL. Se invece continuerà ad esistere una sorta di doppia linea non si arriverà lontano e per di più il Governo forzerà contro la CGIL. Verso la CGIL è in atto un tentativo di isolamento sistematico per mettere in condizione di non nuocere l’unica grande organizzazione di massa che è in grado di sviluppare una mobilitazione sociale rilevante. Il secondo è iniziare da subito a costruire un nuovo progetto politico, economico, sociale, alternativo a quello della destra. Naturalmente per dare risposte alla concreta situazione del paese. Ad esempio dobbiamo a Cota il “merito” di avere chiarito subito che la sua Presidenza sarà diversa da quella della Bresso e verrà sabotata la distribuzione della pillola ru 486 in Piemonte. Non ha senso rincorrere la destra Non ha più senso continuare a rincorrere i temi posti dalla destra. Occorre ricostruire un’autonomia di pensiero, di proposta. Un programma alternativo per dirla in modo semplice. Questo è il punto che è mancato fino ad ora. La ricostruzione di una schieramento è di fatto all’ordine del giorno, ma senza un progetto che lo tenga insieme e che lo caratterizzi con nettezza e che sia la base per gli impegni di un possibile futuro Governo non si riuscirà - ad esempio - a convincere il secondo partito dell’opposizione - gli astenuti - a reimpegnarsi nel voto. Nelle prossime settimane avremo modo di ragionare su problemi come mantenere l’acqua come bene pubblico (un referendum è già in campo), come continuare ad escludere il nucleare dall’Italia. Solo per fare un paio di esempi. Costruire il programma contemporaneamente allo schieramento di forze è il problema che l’opposizione di oggi deve affrontare se vuole ritrovare la forza e la credibilità necessarie, tali da metterla in grado di vincere le elezioni quando verrà il momento. Un programma netto e forte, perfino radicale, perchè le scelte da affrontare sono di fondo e chiedono coraggio e chiarezza. Condividi