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di Alessandro Bongarzone - dazebao.org ROMA - Ormai la situazione appare, sempre più, come una corsa ad accusarlo. Dopo gli organi d’informazione internazionali, adesso a chiamare in causa Benedetto XVI sono ben due tribunali statunitensi. Una volta scoperchiato il “vaso” (e subodorata, forse, la possibilità di chiedere risarcimenti sempre più ricchi) i casi di pedofilia in cui sarebbero coinvolti sacerdoti cattolici sembrano moltiplicarsi. Così, dopo l’episodio raccontato dal New York Times e smentito (duramente, ancora in queste ore) dal Vaticano, che sarebbe servito da spunto al legale di una delle vittime di padre Murphy, accusato di avere violentato 200 bambini sordomuti tra il 1950 e il 1970 in una scuola del Wisconsin, per chiedere formalmente che il papa sia chiamato a testimoniare in tribunale, oggi si apprende di un altro fronte di attacco al Papa ancora sotto la forma della citazione in tribunale. Secondo quanto riferito dall’edizione on line del “Boston Globe”, il Vaticano si starebbe già preparando a difendersi legalmente da una causa intentata in Kentucky contro la Santa Sede da tre persone che si dicono vittime di abusi sessuali, nella quale è stato chiesto che Benedetto XVI si rechi in tribunale per deporre. Stando alle informazioni del quotidiano statunitense, infatti, gli avvocati d’Oltretevere, “per evitare che il papa venga coinvolto nel processo o che documenti segreti siano citati in giudizio”, starebbero preparando una difesa basata su tre punti chiave: “il Pontefice, in quanto Capo di Stato, gode dell’immunità diplomatica; i vescovi americani che supervisionarono i preti colpevoli di abusi non erano impiegati della Santa Sede; il documento del 1962 - il “Crimen Sollicitationis” - non è la “pistola fumante” che prova la copertura” vaticana sui casi di pedofilia. A tale proposito, inoltre, sembrerebbe che - non meglio precisati - avvocati del Vaticano abbiano, il mese scorso, “già presentato una bozza della memoria difensiva alla Corte distrettuale di Louisville” chiamata a decidere con cui, sostenuta dalle tre tesi richiamate si evincerebbe “la strategia del Vaticano di essere essere formalmente escluso dal processo nelle prossime settimane». Sarebbe questa la strategia difensiva, quindi, con cui la Santa Sede starebbe “provando a respingere il primo caso negli Usa che cerca di determinare se le vittime hanno dei diritti contro il Vaticano per avere presumibilmente mancato di avvisare la polizia o di rendere pubblici episodi in cui sono coinvolti preti cattolici che hanno compiuto abusi sui minori”. Una strategia che - al contrario, secondo il “Boston Globe” - sembra non convincere l’avvocato delle tre presunte vittime, William McCurry, che continua a sostenere che i vescovi degli Usa “sono impiegati del Papa e che il Vaticano è responsabile per non aver denunciato gli abusi”. Ma il tribunale del Kentucky non sarebbe il solo chiamato a decidere sull’ammissibilità di citare il papa a rispondere in un processo. Benedetto XVI, infatti, sarebbe stato chiamato in causa anche dal legale di una delle vittime di abusi sessuali perpetrati su minori da Ernesto Garcia Rubio, un ex sacerdote che è stato a lungo parroco della chiesa della Divina Provvidenza a Sweetwater, in Florida. A riferirlo è l’agenzia di stampa “France Press” che, citando Jessica Arbour, l’avvocata che assiste una persona che non vuole rivelare la sua identità, parla di alcuni documenti - recapitatigli dalla stessa - che comproverebbero come le gerarchie cattoliche fossero a conoscenza dello scandalo e che la soluzione scelta, in pratica, fu quella di insabbiare tutto. All’agenzia di stampa francese, l’avvocata avrebbe dichiarato, ieri, che nel 1990 un non meglio precisato vescovo aveva avviato una procedura per privare padre Garcia Rubio dello stato sacerdotale. Il dossier sul prete pedofilo era stato inviato alla Congregazione per la Dottrina della fede ma “la documentazione, però, andò perduta”. Inoltre, le carte in possesso di France Press dimostrerebbero che il nunzio apostolico a Washington, Luigi Raimondi, avrebbe chiesto alla Chiesa di Miami, in Florida, di proteggere padre Ernesto Garcia Rubio, prete di origini cubane, che aveva dovuto lasciare l’isola caraibica nel 1968 in seguito a problemi di “natura morale”. “Padre Rubio è rimasto in carica in una parrocchia di Miami per trent’anni e siamo stato al corrente di decine di vittime dei suoi abusi durante tutto questo tempo”, afferma Jessica Arbour, legale dell’uomo che ha denunciato l’arcidiocesi di Miami, chiedendo un risarcimento di 20 milioni di dollari, per avere subìto molestie sessuali quand’era adolescente. “E' evidente - aggiunge la Arbour - che ci sia stato uno sforzo concertato, a tutti i livelli, dal Vaticano all’arcidiocesi di Miami, passando per la diocesi di Cuba, per proteggere il sacerdote” uno “sforzo” in cui lo stesso Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (incarico che l’attuale pontefice ricoprì dal 1981 al 2005), sempre secondo l’avvocata, sarebbe coinvolto in prima persona. Intanto, in queste ore si è appreso di un ennesimo fronte giudiziale in Oregon. A riferirlo è l’edizione on line del “Washington Post” secondo cui la corte federale dello Stato avrebbe già ammesso la possibilità di azioni legali contro il Vaticano per alcuni casi di abuso sessuale accogliendo la tesi di alcuni legali secondo cui, essendo i preti nel mondo “impiegati” del papa, lui ne sarebbe il diretto responsabile. Secondo il “WP”, che non cita in proposito alcuna fonte, il Vaticano avrebbe già presentato ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti per fermare il processo presso la corte federale dell’Oregon. Sul caso dell’Oregon, “Repubblica.it” ha raggiunto l’avvocato Jeff Anderson, 62 anni, l’uomo che da un quarto di secolo combatte gli abusi dei preti negli Usa, il detective che ha scoperto i documenti che dimostrerebbero come Joseph Ratzinger difese il molestatore di duecento bambini sordi. Secondo il legale, che si dice sicuro di riuscire a “portare il papa sul banco degli imputati”, “La legge prevede il perseguimento di uno stato straniero se i suoi dipendenti sono responsabili di “tortious activity”, cattiva condotta. E i preti - dice - sono dipendenti del Vaticano: lo dimostra il fatto che è Roma a ordinare i trasferimenti”. Condividi