di Alessandro Bongarzone - dazebao.org
ROMA - All’indomani dell’articolo sui presunti silenzi del futuro papa, nel caso degli abusi ai bambini sordomuti della scuola del Wisconsin coperti, così affermava ieri il giornale, dalle gerarchie vaticane,
e dallallora prefetto della congregazione per la fede, cardinal Ratzinger, il quotidiano niuiorkese riparte alla carica e torna a chiamare in causa direttamente Benedetto XVI. Secondo il giornale americano, che cita le dichiarazioni di due prelati, il cardinale Joseph Ratzinger - ai tempi in cui era arcivescovo di Monaco - sarebbe stato a conoscenza del trasferimento in una parrocchia della sua diocesi di padre Peter Hullermann che, dopo una prima accusa di pedofilia, era stato incardinato presso di Lui, al solo scopo di essere curato. Stando a quanto riporta questa mattina il New York Times “Il cardinale Joseph Ratzinger, ai tempi in cui era arcivescovo di Monaco, fu informato del fatto che un prete - per il quale egli stesso aveva approvato una terapia per pedofilia nel 1980 - sarebbe tornato all’attività pastorale solo pochi giorni dopo aver iniziato tale terapia psichiatrica”.
La vicenda del reverendo Peter Hullermann - che nel 1986 fu condannato per molestie a ragazzi in un’altra parrocchia della Baviera - era emersa alcune settimane fa, dopo che la stampa internazionale era venuta a conoscenza degli abusi e delle violenze ai ragazzi del coro di Ratisbona di cui era stato direttore, tra il ’58 e il ’73, il fratello del papa, monsignor Georg Ratzinger. In quel contesto, l’arcidiocesi di Monaco aveva addossato l’intera responsabilità, della decisione di “utilizzare” il prete anche in attività pastorali, all’allora vicario del cardinale Ratzinger, monsignor Gerhard Gruber che, con un’intervista, aveva scagionato completamente il futuro papa affermando di aver agito in completa autonomia e senza informare il suo diretto “superiore”.
Ebbene, “una nota - scrive oggi il New York Times - la cui esistenza è stata confermata da due prelati, dimostra, invece, che il futuro papa non solo gestì un incontro il 15 gennaio del 1980, in cui fu approvato il trasferimento del prete, ma fu anche informato della riassegnazione del prete”. Il giornale afferma di non essere in grado di stabilire “quale ruolo Ratzinger abbia avuto nel prendere la decisione e quanto interesse abbia mostrato nel caso del prete pedofilo” ma chi ha seguito il caso sin dall’inizio, il reverendo Friedrich Fahr - citato dal giornale stesso, è “sempre rimasto in contatto personalmente ed essenzialmente” proprio con Ratzinger. L’altro prelato citato nell’articolo del quotidiano, il reverendo Lorenz Wolf, attuale vicario dell’arcidiocesi di Monaco, difende il papa sostenendo che si trattava di “una nota di routine” e ritenendo, quindi, altamente “improbabile che fosse arrivata sulla scrivania dell’arcivescovo” anche se, lo stesso padre Wolf - a detta del NYT - non esclude che il cardinale Ratzinger possa averla letta.
Tralasciando le amenità dei papisti nostrani in campagna elettorale (presidente del Senato e ministro degli esteri in testa) va segnalato, comunque, come siano state immediate e, manco a dirlo, piccate le reazioni del mondo cattolico che hanno letto questo nuovo articolo del quotidiano niuiorkese come “un attacco feroce contro papa e chiesa”.
Secondo il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, le accuse di silenzio sui preti pedofili lanciate dal New York Times all’indirizzo di Papa Ratzinger rivelano “una feroce onda mediatica”, mentre una “strana, livida voglia di fango emerge da certi titoli”. “Non è vero - afferma Avvenire, riprendendo le notizie pubblicate ieri dal NYT - che la Congregazione per la dottrina della Fede, negli anni in cui era guidata da Joseph Ratzinger, insabbiò il procedimento canonico a carico di Lawrence Murphy”, il sacerdote accusato di abusi su bambini sordi. “Ma un simile attacco sulla prima pagina di uno dei più autorevoli quotidiani americani - aggiunge l’organo della CEI - è una cosa che fa pensare. è un piegare quasi con la forza i fatti a una tesi che sembra precostituita e ordinata a uno scopo preciso: attaccare, nella persona del Papa, la Chiesa”.
Di “mera speculazione”, parla il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, che sottolinea: “L’articolo del New York Times non contiene alcuna nuova informazione oltre a quelle che l’Arcidiocesi ha già comunicato sulle conoscenze dell’allora Arcivescovo sulla situazione del sacerdote H. rispetto al quale l’Arcidiocesi conferma la sua posizione”. “Essa rifiuta - conclude il comunicato del portavoce vaticano - ogni altra versione come mera speculazione visto che l’allora vicario generale, mons. Gerhard Gruber, ha assunto la piena responsabilità della sua propria ed errata decisione, di reinserire H. nella pastorale parrocchiale”.
Per il padre Custode del Sacro Convento di Assisi, Giuseppe Piemontese, siamo di fronte ad un “fuoco concentrico” contro la Chiesa e i suoi vertici con il recondito secondo fine di “far dimettere il Papa”. “Proprio a questo si vuole arrivare. L’intervento del Papa, della Chiesa a favore della vita e tante situazioni che non si condividono - afferma Piemontese all’ADNKronos - hanno creato questa reazione pesante e ingiusta. Ci sono delle lobby, non dobbiamo cadere nel tranello di reagire in modo scomposto”.
L’affermazione del Custode di Assisi, peraltro, troverebbe un riscontro, neanche tanto velato, sulla versione on line del settimanale tedesco “Der Spiegel”. Il Papa, secondo il settimanale, sarebbe messo sempre più in cattiva luce dalle accuse di silenzio sullo scandalo degli abusi sessuali e dalle sue scelte quando guidava la Congregazione della Fede, così la sua autorevolezza diminuisce e, “allora - si chiede - perché è ancora in carica?”.
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