Federalismo, sanità, nucleare, contrasto della crisi economica, energie rinnovabili, piano casa e non solo. Catiuscia Marini, candidata del centrosinistra alle regionali di domenica e lunedì, dice la sua su molti dei temi caldi della campagna elettorale e fa capire che idee ha per l'Umbria del prossimo decennio. La legislatura che si sta per aprire vedrà la completa attuazione del federalismo istituzionale e l'avvio del federalismo fiscale. In che modo potranno essere garantiti i livelli essenziali di assistenza nella sanità e nei servizi sociali? A parte la lotta agli sprechi, non c'è il rischio di vedere accentuarsi le già grandi differenze di prestazioni tra il nord ed il sud del Paese? ''Il mio impegno sarà di mantenere e rafforzare un sistema sanitario universalistico che garantisca l'accesso ai servizi a tutti i cittadini. Alla sfida del federalismo fiscale - spiega Catiuscia Marini, candidata dal PD alla Presidenza della Regione Umbria - l'Umbria si presenta con un modello di qualità e con i conti a posto. Nel confronto istituzionale e finanziario dei prossimi mesi il sistema sociosanitario umbro e di altre regioni, basato su una rete di servizi pubblici ed universalistici, si scontrerà con un'impostazione che spinge verso un arretramento dello Stato e delle istituzioni pubbliche da settori centrali come la scuola, la rete dei servizi sociali, l'università e la sanità. Tutti aspetti fondamentali per la qualità della vita delle persone e per la promozione delle pari opportunità sociali. Si tratta di una battaglia politica e culturale che si potrà vincere solo con un'affermazione importante dei candidati presidenti di centrosinistra. L'Umbria farà la sua parte e continuerà ad investire nel suo modello sanitario perché sia garantito l'accesso ai servizi a tutti, indipendentemente dal paese d'origine, e continuando a coltivare un'idea di medicina diffusa, preventiva, ed integrata con i bisogni sociali. Andranno rafforzate le strutture territoriali; potenziata la specializzazione della rete ospedaliera; ridotte le difficoltà d'accesso ai servizi; affrontata in maniera adeguata la sfida demografica, anche rispetto alla popolazione immigrata. Dovremo fare tutto questo continuando a praticare una piena sostenibilità finanziaria, anche attraverso una collaborazione ampia e partecipata tra enti locali, università, forze sociali ed economiche, associazioni del terzo settore e privato sociale''. Lo scorso anno, l'accordo con il Governo centrale sugli ammortizzatori sociali ha dimostrato che le Regioni possono programmare un'azione di contrasto alla crisi economica ed occupazionale. Ora pero' alle Regioni viene chiesto un cambio di marcia anche nel sostegno alle imprese. Che strada intende seguire? ''Migliorare l'accesso al credito, investire nella formazione e nell'innovazione, semplificare i rapporti tra le aziende e la pubblica amministrazione, velocizzare i pagamenti del settore pubblico alle aziende. Queste sono solo alcune delle azioni che dovremo mettere in campo per essere, in questa fase così complessa, ancora più vicini alle nostre imprese. La crisi, che alcuni vorrebbero continuare ad ignorare, è un'emergenza per il tessuto economico ed occupazionale. E' per questo che ho anche lanciato l'idea di un 'small business act umbro' per dare una cornice alle necessità normative e di programmazione delle piccole e medie imprese, che sono tanta parte del nostro apparato produttivo. Accanto alla fase emergenziale, che dobbiamo affrontare continuando a sostenere le forme di credito agevolato per le aziende rifinanziando i confidi, è necessario investire nella formazione e nella qualificazione del personale delle imprese: una scelta strategica per il miglioramento della competitività dell'apparato produttivo. C'è poi la partita delle infrastrutture (materiali ed immateriali) e della questione energetica, tutti aspetti che devono essere ottimizzati per rendere questo territorio attrattivo per nuovi investimenti e per far operare le aziende in un contesto favorevole alla crescita. Dobbiamo percorrere inoltre con convinzione le nuove frontiere dello sviluppo basate sull'economia verde e sulla conoscenza: dalle energie rinnovabili, alle imprese high tech, alle innovazioni tecnologiche di processo e di prodotto. Far ripartire l'Umbria ed agganciarla alle regioni più dinamiche d'Europa è la nostra sfida collettiva, una prospettiva nella quale dobbiamo saper coinvolgere le tante energie culturali, professionali e sociali di cui disponiamo''. Lei crede che per risolvere i problemi del sud sia utile un piano straordinario che non solo preveda il contributo di tutte le Regioni attraverso 'una corsia preferenziale' nei fondi perequativi ma che avvii anche una nuova cultura della 'qualità' della spesa pubblica? ''Il federalismo fiscale dovrà essere solidale e quindi prevedere forme perequative per quelle realtà con un ridotto sviluppo economico e sociale. Credo però che sia altrettanto importante che in questo passaggio istituzionale e finanziario che coinvolgerà Stato e Regioni, emerga l'idea di un atteggiamento premiale per quelle realtà virtuose nella spesa pubblica. Si tratta di un approccio meritocratico che è alla base di una cultura di governo fatta di qualità e responsabilità. L'Umbria sulla sostenibilità dei bilanci è una regione di riferimento in Italia''. Il piano casa può essere l'occasione per sostenere il rilancio dell'edilizia. Cosa dobbiamo aspettarci nella sua Regione? ''L'esperienza del Piano casa varato in Italia ha più di un limite, sia nel fatto che non è stato accompagnato da misure economiche volte ad incentivare la riqualificazione urbana, sia dall'assenza di politiche per la casa mirate a quelle fasce della società che non possono accedere ad una propria abitazione. Guardando oltre i nostri confini nazionali altri governi europei hanno messo in campo misure 'funzionali anche al contrasto della recessione economica' in favore della bioedilizia, dell'adeguamento sismico e della sicurezza delle costruzioni, del risparmio energetico, del recupero urbano delle periferie. Tutte scelte che vanno verso uno sviluppo sostenibile che l'Umbria dovrà adottare, anche 'copiando' le buone pratiche delle migliori regioni europee. In particolare, dopo la straordinaria esperienza del recupero dei centri storici, occorre spingere verso la riqualificazione di quelle parti delle nostre città cresciute in periferia tra gli anni Cinquanta e Settanta e che necessitano adeguamenti e riqualificazioni''. Il Governo sta spingendo l'acceleratore sulla strada del nucleare. Crede che si tratti di un'invasione di campo? ''I progetti sull'energia nucleare del Governo Berlusconi sono un salto nel buio non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello economico e scientifico. Ci opporremo a quest'idea e l'Umbria non sarà in nessun caso sede di eventuali impianti nucleari, tanto meno se l'individuazione dei siti dovesse avvenire con atti unilaterali del Governo: l'Umbria ha già proposto un ricorso alla Corte costituzionale rispetto al cosiddetto 'piano nucleare'. La mia posizione è quindi di contrarietà assoluta alla scelta del nucleare, mentre guardo con grande favore le esperienze, ormai solide e concrete, di produzione di energia da fonti rinnovabili''. Condividi