Un regime autoritario: è il salto di qualità, se così si può dire, della politica berlusconiana. Il discorso che il capo bastone, sarebbe osceno definirlo come presidente del consiglio, premier, statista e altre menate, ha fatto a Piazza San Giovanni non nasce per caso. E’ il segno che punta al potere assoluto, in tempi rapidi. Non é dovuto agli irrefrenabili impulsi, alle pulsioni del cavaliere quando parla ai suoi, fa il gigione, racconta barzellette, suona e canta con i fido Apicella, quando il coro dei boiardi lo asseconda e gli offre il là.
Berlusconi ha più senso della realtà dei suoi cortigiani. Ha visto che quella piazza non era proprio il meglio che si poteva desiderare. Dietro il grande palco, del resto, i volti di ministri e sottosegretari, rivelavano che il “popolo della libertà” aveva preferito rimanere a casa. Chi faceva buon viso a cattiva sorte erano i coordinatori del Pdl, quel Verdini, sì quello il cui nome compare nelle vicende di “ appaltopoli,” La Russa, sempre più spiritato, i responsabili della organizzazione che sparavano dal palco bugie a piene mani. Era proprio Verdini, a un certo punto, con Berlusconi che premeva per avere dei numeri sui partecipanti, a lanciare il “ più di un milione”. In base a quali valutazioni?. Il giorno dopo quando quel numero appariva a tutti una bufala, rispondeva: “ E’ un mio convincimento”. Diversi esponenti del Pdl preferivano glissare. Lo stesso Berlusconi diceva che “ ognuno dà i numeri che vuole”. Ci rimanevano Cicchitto e Gasparri a far le barricate a difesa del milione, tanto da attaccare la questura che aveva parlato di 150 mila partecipanti. “ In questura - dicevano - c’è qualcosa che non funziona”. Si potrebbe ricordare loro che quando la questura fornisce i numeri sempre in forma ridottissima delle manifestazioni dell’opposizione, va tutto bene. Ma sarebbe come sparare sulla Croce rossa. Riportiamo la replica della Associazione nazionale funzionari di polizia che sottolinea come le “ infondate critiche” dei due esponenti del Pdl “ danno la misura del senso dello Stato e della coerenza di certi politici".
Il flop della manifestazione
Il flop della manifestazione ha convinto Berlusconi che le elezioni regionali non sono il terreno più favorevole per aprire la “campagna definitiva”, che veda lui come “utilizzatore finale”. I sondaggi, anche i suoi, gli dicono che non finirà con un cappotto inferto al centrosinistra. Non è un caso che proprio alla vigilia della piazza oceanica che si attendeva il capo bastone, ha posto il problema del Presidente della Repubblica, lui ovviamente altro che Gianni Letta, usato come paravento, votato direttamente e quindi titolare del potere assoluto. Non è un caso che, fallita la manifestazione, metta se stesso in cassaforte. Intanto ha portato a casa il giuramento dei candidati presidenti che obbediranno ai suoi ordini. I presidenti del centro sinistra saranno considerati dei nemici, punto e basta. Non passano neppure ventiquattro ore che a Bologna tiene una conferenza stampa dove sparge incenso sul suo capo,evitando di non sciupare il colore fintocapello. Parlando di se stesso in terza persona afferma: “A chi parla di declino di Berlusconi, dico solo che dopo le elezioni avevo il 68% del consenso, adesso sono sceso al 61%, mentre Sarkozy è al 32%, la Merkel al 40% e Obama al 42%: io sono il recordman delle democrazie occidentali, come si può pensare che un leader al 61% sia in declino?". E già che c’è, da dittatore in pectore, lui il grande comunicatore, annuncia che non si vuole confrontarsi con il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: “Non credo opportuno - afferma - arrivare ad un confronto televisivo con il capo dell'opposizione, perché le sue dichiarazioni quotidiane nei nostri confronti ci hanno fatto perdere fiducia che si possa arrivare ad un interscambio produttivo e basato sulla realtà".
Come devastare la Costituzione
Guarda già oltre le elezioni regionali, le sue “ riforme” metteranno a tacere i magistrati, i giornalisti, elimineranno qualsiasi regola, gli organismi di controllo e di garanzia, la Corte Costituzionale, le Agenzie, a partire da quelle della comunicazioni, per non dire del Parlamento, diventeranno emanazioni del suo potere assoluto. Un anno per portare a legge queste “ riforme” insieme a promesse di un futuro benessere per tutti gli italiani, che sa bene non verranno mantenute. Poi, circolano voci in questo senso, la chiamata al voto anticipato, in modo che la devastazione, o meglio l’abolizione della Costituzione venga decretata da un Parlamento in cui abbia la maggioranza necessaria per far passare questo disegno reazionario, un golpe bianco. Attendere tre anni, la scadenza naturale della legislatura per portare a termine questo disegno sarebbe rischioso. Berlusconi sa che andrebbe incontro ad un processo di logoramento che metterebbe a rischio anche l’attuale maggioranza, dove le risse, le liti, sono all’ordine del giorno. Il blitz delle elezioni anticipate salverebbe capra e cavoli. Metterebbe a tacere il dissenso interno, a partire da Fini, che non avrebbero vie di uscita e farebbe abbassare di molto le penne a Bossi. Un disegno che può riceve un colpo mortale proprio dal voto di domenica e lunedì, di cui Berlusconi ha tanta paura.
di Alessandro Cardulli
Martedì
23/03/10
08:45