L'intento di Mostapha El Korchi, il marocchino ex imam di Ponte Felcino, era ''quello di creare una sorta di scuola di terrorismo''. E' quanto ha scritto la Corte d'assise di Perugia nelle motivazioni, depositate oggi, della sentenza con la quale il 19 ottobre scorso lo ha condannato a sei anni di reclusione. Secondo i giudici Korchi era l'addestratore, mentre i suoi due connazionali Mohamed El Jari e Driss Safika - ai quali sono stati inflitti quattro anni e tre anni e mezzo di reclusione - erano ''meri destinatari dell'attività di addestramento e di informazione a fini terroristici''. Nonostante - secondo i giudici - abbiano partecipato ''attivamente'' all'attività. I tre vennero arrestati nel 2007 al termine di un'indagine condotta dalla digos della questura di Perugia. I marocchini si sono comunque sempre proclamati estranei all'attività terroristica.
Nelle motivazioni della sentenza e' detto che Korchi, attraverso il nickname ''Hammam'', accedeva ''ai siti jihadisti esclusivamente'' in orari in cui nel Centro islamico di Ponte Felcino ''non erano presenti persone estranee o fedeli da lui non ben conosciuti''. Per i giudici l'ex imam era il ''principale propulsore'' dell'addestramento, con un ''ruolo di assoluta preminenza'' sui suoi ''uomini di fiducia''.
Una parte delle motivazioni e' dedicata alle intercettazioni telematiche eseguite nel corso dell'inchiesta della digos dalla quale e' emerso il ricorso da parte di Korchi a un sistema criptato. ''L'utilizzo di un simile sofisticato sistema - e' stato sostenuto dai giudici - denota di per se' una dimestichezza nell'uso degli strumenti informatici certamente inusuale per un soggetto che ha seguito al suo Paese di origine studi di tipo letterario e la cui attivita' ufficiale in Italia e' quella di artigiano edile''.
I giudici si sono poi soffermati sugli insegnamenti rivolti - in base alla ricostruzione accusatoria - da Korchi ad alcuni figli di frequentatori della moschea. ''Ai bambini presenti - e' detto nelle motivazioni - viene inculcato insistentemente il principio della superiorita' dei musulmani nei confronti dei cristiani, che dovrebbero essere sottomessi anche per mezzo di atti di aggressione fisica''.
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