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PERUGIA - All'interno della prima giornata congressuale della Cgil dell'Umbria non è mancata un'analisi critica sull'operato della Regione e più in generale sul funzionamento del “sistema Umbria”. Un sistema che, secondo il sindacato, ha fatto “sicuramente bene su molti fronti”, come dimostrano “accordi importanti come il Patto regionale per lo sviluppo, l’innovazione e la coesione sociale e il Patto per il benessere per gli anziani”, e che ha evidenziato un “impegno concreto della Regione sul versante dell’attivazione delle risorse e della capacità di spesa, della abilità a costruire un contesto attrattivo soprattutto per alcuni tipi di investimenti; sul piano di una tenuta della coesione sociale e sul funzionamento della Pubblica Amministrazione, in particolare della sanità; contenendo il carico fiscale sulle persone e sulle imprese”. Tuttavia la Cgil sottolinea, nella relazione introduttiva a cura della segreteria regionale, che questo è avvenuto “non senza sacrifici”, in particolare per quanto riguarda “il mancato raggiungimento di una efficace armonizzazione delle politiche tributarie, sulle tariffe e sui prezzi dei beni di consumo e, sul piano dei servizi pubblici”. Inoltre, criticità sono emerse a causa di “un diffuso utilizzo del lavoro precario, con dotazioni organiche insufficienti e, in taluni casi, attraverso l’esternalizzazione di prestazioni essenziali, come la sanità, l’assistenza alle persone non autosufficienti, i servizi all’infanzia”. Dunque, secondo il giudizio della Cgil, “l’Umbria non è riuscita a darsi un progetto di sviluppo che potesse consentirle di discostarsi, significativamente e in positivo, dal modello del paese, ancor prima dell'esplodere della crisi del settembre 2008”. Poi, il sindacato ha voluto dedicare un passaggio al Patto regionale per lo sviluppo, l’innovazione e la coesione sociale, il principale strumento di concertazione della Regione Umbria. “Uno strumento – avverte la Cgil - non può mai essere un fine in sé, bensì si legittima per i risultati che dà. Il Patto vive di contenuti, se dà risultati, se pensiamo che sia qualcosa di utile per conseguire obiettivi insieme prefissati”. A questa analisi ha poi fatto seguito una serie proposte concrete rivolte ai firmatari del Patto, tra cui: il rafforzamento delle condizioni di sicurezza sul lavoro; il riallineamento dei redditi da lavoro dipendente e da pensione ai livelli medi del paese; crescita numerica e qualitativa dell’occupazione femminile; un allargamento del welfare locale e degli investimenti pubblici, il potenziamento della rete viaria e ferroviaria, investimenti più significativi in cultura e turismo, piani strategici per industria, commercio. “Pensiamo che la nostra regione ce la possa fare”, conclude la Cgil, che si dice convinta che l’Umbria abbia “le qualità e le risorse per guardare con fiducia oltre la crisi che la sta segnando”. Condividi