di Stefano Vinti
I costi della crisi sono pesantissimi per i lavoratori e le famiglie italiane. Chi non se ne accorge è il governo Berlusconi che ci ricorda ogni giorno come il peggio sia ormai alle nostre spalle. Risulta difficile crederlo ai lavoratori della Glaxo, di Termini Imerese, della Alcoa o della Merloni, che una volta finita la cassa integrazione non sapranno quale sarà il loro futuro, perché né governo, né Confindustria danno rassicurazioni sul futuro produttivo di realtà importanti del nostro Paese. E ora l’Istat ci dà ancora notizie preoccupanti, che segnalano come gli effetti negativi della tempesta finanziaria ed economica internazionale aggrediscano tuttora in maniera profonda il nostro mercato del lavoro. Il numero degli occupati a gennaio 2010 è quasi 23 milioni, sostanzialmente uguale a dicembre, ma di 300 mila unità inferiore al gennaio del 2009. la disoccupazione è all’8,6%, l’1,3% in più rispetto al gennaio 2009. Il tasso di disoccupazione giovanile è il 26,8%, il 2,6% in più rispetto al gennaio 2009. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono cresciuti di 172 mila unità rispetto al gennaio 2009 e al gennaio di quest’anno sono 14 milioni 871 mila. Un quadro preoccupante rispetto al quale occorre dare risposte concrete, smettendo di dire bugie o avanzando generiche promesse, come fa il governo Berlusconi. Rifondazione comunista avanza la proposta del reddito sociale come soluzione efficace e concreta per combattere gli effetti negativi della crisi, contrastare la precarietà, dare una risposta a chi perde il lavoro, rilanciare i consumi e l’economia. Ora più che mai ai soggetti sociali più deboli, cassaintegrati, precari e disoccupati dobbiamo offrire una reale opportunità per migliorare le condizioni di vita e progettare il proprio futuro. Il reddito sociale è una misura necessaria e urgente che va in questa direzione.
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