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Le parole pronunciate dal senatore marchigiano della PDL, Francesco Casoli, in merito all’Accordo di programma e alla vertenza Merloni sono di una gravità inaudita. Esse hanno comunque il pregio di essere finalmente chiare: "Il Governo è pronto alla firma dell’Accordo di programma se l’Umbria fa cadere le sue condizioni”. E’ a tutti oramai palese che per le condizioni poste dall’Umbria ovvero per la salvaguardia del sito produttivo umbro di Colle non c’è posto in questo Accordo di programma e nel disegno di questo governo. Non solo: il senatore Casoli informa che il ministro Scajola si farà premura di fare di questo assunto l’oggetto della campagna elettorale nel suo giro di rito nelle Marche. L’unica certezza che corona ancora una volta i ritardi e le manchevolezze del Governo e dei suoi commissari diventa dunque il sacrificio di Colle e dei suoi mille e più operai e l’assenza di garanzie solide e vere per i siti marchigiani. Sono parole gravissime cui si deve dare subito una risposta e che chiamano i sindacati ad una ferma opposizione e ad una dura replica. Non serve ora continuare ad alimentare polemiche sterili e tensioni sul fronte della protesta e della mobilitazione ma serve coesione ed unità da parte di tutte le forze istituzionali, politiche, sindacali e sociali. Di fronte a questa evidenza non comprendiamo ancora l’atteggiamento di chi continua a menare il can per l’aia: occorre subito la proclamazione dello sciopero generale dell’Umbria e delle Marche. La Merloni è un’azienda unica e il sito di Colle non deve né può essere considerato una sua appendice sacrificale. Se la CISL, innanzitutto, intende continuare a ciurlare nel manico e a nascondere questa sciagura che tra pochi giorni avrà la sua evitabilissima ufficialità, faccia pure ma dovrà, prima o poi, assumersene tutta la responsabilità. Il PRC di Gualdo Tadino chiama dunque alla mobilitazione tutte le forze politiche, sociali ed istituzionali del territorio affinchè si possa evitare questo vergognoso sacrificio e si possano ottenere quelle certezze che non siano la desertificazione produttiva dell’Appennino umbro e il massacro sociale in queste terre, come è attualmente nelle intenzioni di questo governo. Condividi