Una confidenza di Rudy Guede raccolta da Mario Alessi potrebbe contribuire a scagionare Raffaele Sollecito e Amanda Knox dall'accusa di avere ucciso Meredith Kercher. Ne è convinta la difesa del giovane pugliese che ha acquisito la deposizione del muratore siciliano condannato all'ergastolo per l'omicidio di Tommaso Onofri nell'ambito delle proprie indagini difensive. Guede infatti ha riferito ad Alessi - secondo la versione di quest'ultimo - che la notte in cui venne uccisa Mez, i due ex fidanzati non erano nella casa di via della Pergola.
Nessuna speranza di ottenere benefici con le sue dichiarazioni, ma ''l'unica ragione'' che ha spinto Mario Alessi a rivelare la presunta nuova ricostruzione dell'omicidio di Meredith Kercher raccolta da Rudy Guede ''è quella di voler aiutare dei ragazzi che hanno l'età dei miei figli essendo stato destinatario della confidenza relativa alla loro innocenza''. Lo ha detto lo stesso muratore siciliano ai difensori di Raffaele Sollecito che lo hanno sentito nel carcere di Viterbo. ''Non sto facendo queste dichiarazioni per ottenere benefici - ha spiegato Alessi - in quanto sono consapevole del fatto che la mia pena è l'ergastolo''. Ha poi affermato di avere scritto alcune lettere all'avvocato Giulia Bongiorno per rivelarle quanto a sua conoscenza.
Una situazione che Guede definisce “paradossale''. “Tutto ciò non è vero”. A raccogliere la reazione dell'ivoriano condannato a 16 anni in primo grado per l'omicidio della studentessa inglese, i suoi legali Nicodemo Gentile e Walter Biscotti, che stamane gli hanno fatto visita nel carcere di Viterbo, dove è rinchiuso. I due legali riferiscono di aver trovato un Rudy ''tranquillo'', tanto che ''ci ha accolto con un sorriso'' e, anche se ''certamente infastidito'', ''non preoccupato''. Gentile e Biscotti affermano che il loro assistito ha confermato loro ''con certezza e fermezza'' di non aver ''mai parlato con Alessi della sua vicenda processuale né da solo né in presenza di altre persone''. L'ivoriano, fermo alla versione che ha reso in tribunale, non nega di aver conosciuto il muratore all'ergastolo per l'omicidio di Tommaso Onofri, in quanto i due erano detenuti nello stesso braccio, ma si trattava di ''rapporti normali, come con gli altri detenuti''. Gli avvocati sottolineano poi come ''Rudy, come noi, non se la prende con Alessi, ma con chi cerca di dare una patente di credibilità a un soggetto con una storia di per sé eloquente''. Sui motivi di queste rivelazioni da parte di Alessi, i legali sostengono che ''molti ergastolani che vedono la propria storia processuale finita, disperata, cercano di acquistare credibilità''. Piuttosto sottolineano come ''sorprende la strategia della difesa Sollecito che, evidentemente a corto di argomenti difensivi concreti, si abbraccia a un disperato per salvarne altri''.
Secondo il legale della famiglia Kercher invece ''Mario Alessi è un mitomane'': ''Noi e i congiunti di Mez la verità ce la abbiamo già. E' quella che ci hanno dato i giudici condannando Raffaele Sollecito, Amanda Knox e Rudy Guede per il delitto'' ha aggiunto il legale. Per Maresca, quelle di Alessi ''sono dichiarazioni prive di fondamento''. ''Rimango sorpreso e allibito - ha aggiunto - anche per la strana coincidenza tra episodi come questo e le tappe processuali dell'inchiesta''.
''Nessun commento'' alle dichiarazioni di Mario Alessi invece arriva da parte dell'avvocato Giulia Bongiorno, uno dei difensori di Raffaele Sollecito. ''Espliciteremo la nostra posizione nei motivi di appello'' ha aggiunto il legale.
La versione di Alessi infine è ritenuta da Francesco Sollecito, padre di Raffaele, ''elemento molto utile'' per fare emergere la verità. ''Servono soprattutto per la famiglia di Meredith Kercher per chiarire definitivamente quanto successo'' ha detto Francesco Sollecito. ''Ho sempre sostenuto l'innocenza di mio figlio - ha affermato ancora quest'ultimo - e finalmente la verità sta venendo a galla. Per me Alessi è assolutamente credibile e non siamo stati certo noi a cercarlo''.
QUANDO ALESSI FACEVA APPELLI PER FAR LIBERARE IL PICCOLO TOMMASO ONOFRI CHE LUI STESSO AVEVA UCCISO ''Liberatelo al più presto. I bambini sono angeli scesi dal cielo, anche Tommaso lo è. Io non c'entro niente''. Aveva anche fatto questo appello ai 'rapitori', davanti alle telecamere, Mario Alessi, tre giorni prima che il cadavere del bimbo fosse trovato, la sera dell'1 aprile 2006, sul greto del torrente Enza. Alessi era già indagato per concorso nel rapimento. Per la sua capacità di cambiare versione, per gli inquirenti, è sempre stato ritenuto inattendibile. Per il sequestro e l'omicidio di un bambino che non aveva ancora un anno e mezzo, avvenuto la sera del 2 marzo 2006, al muratore siciliano è stato confermato in appello l'ergastolo. Era accusato di sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato dalla morte dell'ostaggio come conseguenza voluta. La stessa corte ha condannato a 30 anni l'ex compagna, Antonella Conserva. L'ex muratore siciliano, che aveva escluso fino all'appello la partecipazione della donna al sequestro, in appello ha cambiato versione, confermando quella di Salvatore Raimondi, il complice condannato a vent'anni (in appello, con rito abbreviato). Raimondi e Alessi si sono però sempre rimpallati la responsabilità dell'omicidio materiale del piccolo quando, sul greto del fiume, si spaventarono perché il bambino piangeva, e in distanza si vedeva un lampeggiante della polizia. La Dda distrettuale di Bologna ha sempre creduto più attendibile l'ex pugile, individuando nell'esecutore materiale dell'omicidio Alessi. Più dubitativa la Corte d'appello bolognese, che nelle motivazioni ha scritto che ''non è dato sapere la mano di chi si sia stretta alla gola del piccolo Tommaso, la mano di chi lo abbia colpito con un corpo contundente al capo e al volto''. Resta il fatto che per gli inquirenti Alessi è, come disse il Pg Alberto Candi, ''inaffidabile''. Nella requisitoria tracciò il ritratto spietato del manovale di San Biagio Platani, citando le numerose rivelazioni infondate, a cominciare dai ripetuti tentativi di chiamare in correità il padre del bimbo, Paolo Onofri. Di mentire l'ha accusato anche l'ex compagna, parlando della condanna inflitta al muratore per aver violentato una ragazza di 16 anni davanti al fidanzato: ''mi avevi giurato che la violenza sessuale per cui sei stato condannato in Sicilia non l'avevi commessa...'', gli ha urlato durante l'appello. Per Lucia Musti, nel 2006 pm della Dda Bolognese che coordinò l'inchiesta sul sequestro, ''Alessi continua evidentemente nel suo trend di bugie e di trasfigurazione della realtà'. O forse, ''dice queste cose perché spera di ottenere dei benefici''.
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