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Il Consigliere comunale PRC SE Gualdo Tadino Gianluca Graciolini L'assemblea partecipatissima dell'altra sera presso il presidio permanente del Comitato dei Lavoratori della Merloni è stata una risposta corale del territorio per dire no a qualsiasi ipotesi di sacrificio dello stabilimento umbro di Colle e degli oltre mille posti di lavoro. Se l'Accordo di programma prevederà questo, l'Umbria deve respingerlo perchè esso avrebbe come conseguenza il massacro sociale e la desertificazione produttiva nel nostro territorio. La vertenza, in queste ore decisive, deve avere un carattere nazionale ed i sindacati sono stati chiamati ad un atto di forza: la proclamazione dello sciopero generale di Umbria e Marche è una prova necessaria perchè una è l'azienda, unica è la rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori, una deve continuare ad essere la vertenza. Le stesse drammatiche parole pronunciate dal Vescovo ci hanno parlato di una preoccupazione seria per le sorti del sito produttivo umbro della Merloni ed hanno invitato ad una mobilitazione unitaria delle lavoratrici e dei lavoratori, delle Istituzioni, della cittadinanza. Il ruolo svolto in questi mesi dal Comitato è stato un ruolo importante e decisivo per l'impulso e le sollecitazoni critiche che ha messo in campo ad evitare pasticci e ricatti. L'assemblea si è sviluppata liberamente durante tre ore di dibattito e in essa si è respirata un'aria di civiltà e di grande democrazia e, se consentite, della bella politica dalle parole chiare e in piena connessione con il sentire delle tante lavoratrici e dei tanti lavoratrori finalmente presenti. Non sarà certo l'episodio accaduto a margine e abbondamente dopo la sua conclusione a mettere in discussione il positivo ruolo giocato dal Comitato e a gettare ombre sull'azione dello stesso. Episodi come questi vanno, per carità, accuratamente evitati in una situazione di tensione che rischia di aumentare giorno dopo giorno. Ma rigettiamo ogni tentativo di dipingere il Comitato cone un covo di violenti e di isolarlo dalle Istituzioni, dalla politica, dalla cittadinanza e dai lavoratori. Parole chiare: Giannini non è stato aggredito. Come le immagini del video che è stato girato durante il diverbio e la baruffa inequivocabilmente dimostrano c'è stata una reazione alla spinta che egli ha dato ad un ospite dell'assemblea. Dire, come fa il comunicato della FIOM, ''che durante un democratico confronto con i lavoratori del presidio, è stato colpito da un provocatore per impedirgli di proseguire nell'espressione del proprio contributo di proposta alla discussione in atto'' è dire una fesseria. Giannini è intervenuto una prima volta durante l'assemblea e una seconda gli è stata concessa una replica. In entrambi i casi le circa trecento persone presenti, compreso il Vescovo e i tanti rappresentanti delle Istituzioni, possono tranquillamente testimoniare che i suoi interventi hanno potuto liberamente avere luogo senza manifestazioni di critica e nel pieno rispetto delle opinioni. Anzi, molti dei presenti avevano sottolineato il fatto positivo della presenza della FIOM che per la prima volta partecipava ad un'assemblea del Comitato con i suoi responsabili e i suoi delegati. In questi casi la responsabilità è dovuta a tutti: non si può utilizzare un episodio come questo che, ripetiamo, è disdicevole, per gettare ombre pesanti sull'operato sempre corretto, pacifico, utile del Comitato dei Lavoratori. Il PRC di Gualdo, pur comprendendo lo stato d'animo e la tensione accumulata dai rappresentanti sindacali in queste ore difficili, rigetta ogni tentativo che fin dal primo momento è stato messo in campo per fermare l'azione di sollecitazione e di mobilitazione portata avanti dal Comitato. Continuiamo ad esprimere ad esso solidarietà e vicinanza e chiamiamo le organizzazioni sindacali ad un atto di responsabilità e le lavoratrici e i lavoratori all'unità per difendere il posto di lavoro. Nel clima politico di quest'Italia e nel conflitto per il lavoro e contro ogni tentativo di ridurre le tutele e le garanzie dei lavoratori, continuiamo a considerare la CGIL e la sua gloriosa organizzazione dei metalmeccanici un presidio di democrazia, di tutela del lavoro, di mobilitazione sacrosanta contro ogni tentativo di smantellare i diritti in questo Paese portato avanti da Governo e Confindustria. Ma, nel caso della vicenda Merloni, non possiamo restare in silenzio e nascondere evidenti responsabilità nei ritardi, nelle azioni e nelle omissioni del sindacato. La FIOM Cgil deve scegliere tra la subalternità alla CISL che continua ad affossare ogni seria iniziativa di confronto e di mobilitazione e ad osteggiare ogni atto che possa far diventare questa vertenza effettivamente nazionale e la vicinanza ad un Comitato che non fa altro che il suo dovere e non dice nè più nè meno quello che la FIOM dice ogni giorno, in tante altre realtà e nella stragrande maggioranza delle vertenze per il lavoro sparse in Italia. Noi siamo con la FIOM senza se e senza ma in tutti questi casi ma non possiamo che esercitare un dovere di critica su come è stato l'andamento annoso della vicenda Merloni: mobilitazione permanente e sciopero generale contro ogni ipotesi sciagurata di chiusura dello stabilmento di Gaifana e, sul piano delle proposte da mettere in campo, continuiamo ad individuare nell'istituzione della Zona Franca un'auspicabile misura per ricreare le condizioni dello sviluppo e del lavoro in questo lembo martoriato dell'Umbria. Queste devono essere le parole d'ordine per ricostuire un'unità non pelosa dei lavoratori e per salvare l'azienda e l'economia del territorio. Condividi