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''Con la morte di mia moglie Barbara e della mia piccola Elena non c'entro nulla, basta che si leggano con attenzione tutte le carte processuali per poterlo capire'': in una lettera inviata all'ANSA dal carcere di Terni, dove è detenuto, Roberto Spaccino, il quarantenne di Marsciano condannato all'ergastolo per avere ucciso la moglie Barbara Cicioni incinta all'ottavo mese, ribadisce la propria innocenza e il desiderio di rivedere i suoi due figli. ''Nella motivazione della condanna avuta in primo grado - sostiene Spaccino - ci sono state delle lacune molto evidenti, si è voluto a tutti i costi dare un nome al colpevole, commettendo un grandissimo e gravissimo errore giudiziario''. ''L'appello che voglio fare a tutti - aggiunge, fra l'altro - è che mi sia ridata la mia vita, la libertà che mi è stata tolta ingiustamente, poter avere la possibilità di riabbracciare i nostri amati figli. Voglio lottare per Nicolò e Filippo'' - prosegue - ed ''impegnarmi con tutte le mie forze alla ricerca della verità''. Spaccino è stato condannato all'ergastolo dalla Corte d'assise di Perugia il 16 maggio scorso. Si è però sempre proclamato innocente ed i suoi difensori, Luca Gentili e Michele Titoli, hanno già presentato appello. Il delitto avvenne nella notte tra il 24 e il 25 maggio 2007, nella villetta di Compignano di Marsciano, dove abitava la coppia e pochi giorni dopo l'uomo fu arrestato. La Cicioni, 33 anni, venne uccisa nella sua camera da letto mentre nella stanza accanto dormivano i due figli di otto e quattro anni, ora affidati ad alcuni parenti. Secondo l'accusa Spaccino uccise la moglie al termine dell'ennesima lite, dopo alcune percosse e soffocandola con un cuscino. Oltre che per l'omicidio è stato condannato per maltrattamenti nei confronti della moglie e per avere provocato l'interruzione della sua gravidanza. Condividi