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Per la Merloni di Gaifana ci vogliono atti concreti. L’accordo raggiunto non è affatto soddisfacente e non dà garanzie sullo sviluppo produttivo e sul mantenimento dei livelli occupazionali dell’importante stabilimento umbro. I 35 milioni di euro sono meno di quanto si prevedeva e soprattutto saranno spalmati nelle tre regioni dove insistono gli stabilimenti della Merloni, Marche, Umbria e Emilia Romagna, sulla base dei progetti che le varie realtà sapranno mettere in campo. Quella della Merloni deve diventare una vertenza a carattere nazionale, proprio per la sua valenza interregionale, e occorre uno sciopero generale a sostegno della lotta dei lavoratori. Occorre, inoltre, che sulla dorsale appenninica venga al più presto istituita una “zona franca” fiscale e previdenziale, per rendere attive agevolazioni fiscali e contributive a favore delle realtà imprenditoriali che vorranno investire in un tessuto produttivo fortemente colpito dagli effetti della crisi finanziaria ed economica mondiale. Rifondazione comunista e la Federazione della sinistra si impegneranno perché nella prossima legislatura regionale venga predisposto un provvedimento che recepisca la normativa nazionale delle zone franche urbane, così da agevolare la sua istituzione nella dorsale appenninica. Condividi