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Vanda Scarpelli, segretaria generale Fp-Cgil Umbria L'istituto Penitenziario di Capanne ha registrato nell'ultimo anno un aumento considerevole della popolazione detenuta che ormai si aggira sulle 540 unità, una situazione complicata da gestire per le ridotte risorse organiche sia di polizia penitenziaria che degli operatori del trattamento, in un istituto che peraltro vede la presenza di detenuti con caratteristiche e problematiche varie, con una forte incidenza di tossicodipendenti e di malati psichiatrici. Abbiamo già denunciato da tempo tale situazione e chiesto interventi e risorse al Ministro della Giustizia e al capo dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, richieste rimaste inascoltate. Non avremmo mai pensato, però, che anche la dirigenza della Ausl n. 2, titolare della gestione del servizio sanitario dopo il passaggio della sanità penitenziaria alla sanità pubblica, in una situazione così difficile come quella di Capanne avesse pensato di ridurre la dotazione organica del personale infermieristico (contrattata e condivisa solo pochi mesi orsono con le RSU aziendali) di ben tre unità a partire dal mese di marzo. Un personale impegnato in due reparti, quello femminile e quello maschile, che deve fronteggiare non solo gli aspetti sanitari ma problematiche che hanno a che fare con la disperazione, con la depressione, con l'umiliazione, con l'isolamento, con l'abbandono,con la difficoltà di comunicazione, di usi e di culture diverse. Un personale quindi che dovrebbe essere messo in grado di lavorare con tempi che possano permettere l'ascolto,l'attenzione, la cura psico-fisica. Un personale che con i turni proposti, sarà sottoposto ad uno stress continuo e non potrà neanche utilizzare i giorni di ferie. Non ci stupisce tuttavia l'aderenza della politica del direttore generale con le decisioni governative, ricordiamo che la AUSL N. 2 è una delle aziende che sperimenta la riforma Brunetta anticipando i tempi previsti dalla norma. Non ci stupisce perchè le modalità assunte sono quelle del non confronto con le parti sociali, sono quelle delle decisioni unilaterali che si sono manifestate in atti rilevanti relativi all'organizzazione del lavoro e dei servizi, nella cancellazione assolutamente indiscriminata, a dicembre, delle ore fatte in eccedenza dai lavoratori,nella decisione presa di ritardare i pagamenti dello straordinario o di assegnare posizioni di strutture semplici o complesse o incarichi nei Distretti senza condivisione alcuna con le organizzazioni sindacali. Non ci stupisce perchè a tutt'oggi nessuna soluzione è stata trovata per i precari interinali che continuano a lavorare in uffici, in compiti e in ruoli centrali per l'amministrazione senza che si pensi ad alcuna soluzione di stabilizzazione. Vorremmo ricordare a chi gestisce la sanità pubblica che il decente livello di servizi pubblici, e teniamo a sottolineare pubblici, è stato possibile grazie al sacrificio e all’abnegazione dei lavoratori, a cominciare da quelli del comparto ma senza trascurare il personale medico, sottoposto anch’esso a turni massacranti che penalizzano la professionalità (vedi ad esempio, una per tutte, la situazione del Reparto di Medicina di Assisi, carente di personale medico, infermieristico ed OSS). Vorremmo ricordare anche che siamo fortemente preoccupati per i continui taglia operati ad esempio a servizi di prevenzione importantissimi per la salute del cittadino, come ad esempio quelli apportati ai budget per i consultori e per gli screening. La CGIL chiede a chi di dovere di dimostrare che davvero esiste un modo diverso in Umbria di gestire la sanità e la cosa pubblica. Condividi