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Mario Lolli Presidente Consiglio Comunale Bevagna La prima giornata del seminario nazionale, iniziato ieri ad Assisi alla Cittadella della Pro Civitate Christiana e organizzato dal “Tavolo della Pace tra i popoli” dal titolo emblematico: “Abbiamo bisogno di un'altra cultura!”, che prepara la Marcia per la Pace Perugia – Assisi del 16 maggio 2010, ha posto l’accento su una serie di problemi sociali e politici che hanno oramai allargato l’orizzonte della nonviolenza dando alla discussione un impronta importante per il futuro della società. Gli interventi che si sono succeduti, da quello di Flavio Lotti, coordinatore del Tavolo, a quello di Roberto Natale, presidente della Fnsi, da Giuseppe Giulietti a Don Luigi Ciotti, hanno posto l’accento sulla necessità di elaborare nuovi progetti sociali, di costruire un nuovo modello di sviluppo lontano dalla corruzione e dall’illegalità, dal razzismo e dalla diseguaglianza sociale, dall’arbitrio e dall’individualismo. In tutto ciò, come hanno rilevato gli interventi lucidi ed appassionati di Roberto Natale e di Giuseppe Giulietti, il ruolo di una corretta informazione diventa determinante, un informazione lontana dalla comunicazione populistica che ha anestetizzato culturalmente il paese. Insomma come ha detto Flavio Lotti “per uscire davvero da questa crisi serve una società migliore”. Ed io penso che per costruire una società migliore occorra partire dalle radici, dalla gestione politica e amministrativa del territorio, dai governi locali. C’è l’esigenza, a mio avviso, di considerare il saccheggio urbanistico e la devastazione sistematica delle campagne e delle colline, un crimine contro l’umanità, la deviazione fondamentale che dà respiro alla corruzione, alle mafie e soprattutto produce persone povere. E la povertà alla quale faccio riferimento non è quella economica, ma quella della sensibilità e del rispetto che sono alla base della civile convivenza, della pace per usare la parola del giorno. Il problema è sicuramente di proporzioni transnazionali e inimmaginabili. Ma gli esempi non mancano in questa nostra regione sostenuta, una volta, dallo slogan “Umbria cuore verde d’Italia”, una bella invenzione per identificare una terra pregna di uomini rispettosi delle genti e dell’ambiente. Gabriele D’annunzio scriveva nelle sue “Faville del maglio”: “in nessun paese del mondo l’uomo è tanto vicino alla natura quanto nella campagna francescana”. Una visione che stride fortemente con la deturpazione delle campagne in atto da qualche anno in diversi posti dell’Umbria. Basta girare i dintorni di Foligno, di Spoleto, di Perugia, di Corciano, o percorrere la strada che collega Perugia a Foligno e passa sotto Spello e Assisi per farsene un idea. Villette, capannoni, palazzine, e grandi distribuzioni si sono insediati nelle proprietà fondiarie, centuriate dai romani, al posto dei covoni di grano e delle vigne; la campagna di Francesco e di D’annunzio ridotta ad un collettore fognario dove scaricare le immondizie urbanistiche e assecondare qualsiasi tipo di speculazione. Cavatori, cementieri e costruttori hanno trovato in Umbria il loro paradiso, favoriti dagli enti locali e agevolati da un modello economico che ha utilizzato il territorio per fare cassa. Tutti ne hanno guadagnato, soprattutto i comuni che in questa maniera hanno risolto i loro problemi di bilancio. Legge 10, urbanizzazioni, cemento armato, grandi distribuzioni, bilancio… una catena infernale che ha prodotto e continuerà a produrre brutture, devastazioni e inciviltà se non viene proposto un nuovo sistema integrato per la gestione finanziaria degli enti locali. Occorre una grande prova di abilità e coraggio da parte degli amministratori locali per strutturare una nuova idea di amministrazione per porre un argine al degrado. Nel nostro piccolo, a Bevagna, abbiamo già iniziato redigendo un progetto di Piano regolatore che recupera innanzitutto l’edificato dei centri storici anche frazionali e l’edilizia rurale sparsa ponendo la crescita urbanistica riguardo all’evoluzione sociale dell’ultimo trentennio. E’ stato deliberato inoltre, in barba alla direttiva Bolkestein, il divieto di costruire esercizi commerciali di dimensioni superiori a 600 mq, che ,di fatto, preclude il territorio alle grandi distribuzioni favorendo i prodotti locali. Sono stati recuperati alla vita anche i castelli del monte di Bevagna, ripavimentati e restaurati, restituiti all’abitato e alla loro funzione sociale e civile. Oggi questi castelli sono tornati a nuova vita, abitati da nuovi inquilini, soprattutto giovani che contrariamente alle indicazioni delle lobby dei costruttori tornano ad abitare i luoghi della storia contraddicendo la logica dell’edilizia indiscriminata e volgare. E da qualche tempo Castelbuono, castello medievale pressoché intatto e bellissimo, ha assunto grazie all’attività di alcune associazioni della zona, il titolo di Castello della pace. Nella settimana tra il 25 aprile e il 1° maggio di ogni anno viene organizzata la “Settimana della cultura della pace”, che comprende, oltre a mostre, concerti e eventi collaterali, anche una serie di iniziative per discutere di costituzione, di integrazione razziale, di ambiente, di illegalità e corruzione, di civile convivenza… di pace. La settimana culmina con una passeggiata che inizia davanti all’edicola che ricorda la predica agli uccelli di San Francesco e si inerpica fino al castello tra le colline disseminate di vigne di sagrantino e uliveti e termina sulla piazza del castello, oggi intitolata piazzetta della pace. Insomma, se abbiamo bisogno di un'altra cultura, iniziamo a cercarla nei luoghi del nostro abitare, nella gestione dei nostri beni primari… un piccolo seme che fa ben sperare. Condividi