PERUGIA - Domani, domenica 28 febbraio, torna a Perugia il grande jazz e la città ha l’onore di ospitare il “Charlie Parker saxophone quintet”: unico quintetto di sassofoni esistente in Italia. Il quintetto si esibisce nel consueto appuntamento con la manifestazione“Aperitivo in musica” alle 11.30 presso il teatro Il Pavone.
Il quintetto è composto da Valter Nicodemi sax alto, dal soprano e sax alto Giampaolo Antongirolami, da Luca Mora e Roberto Micarelli sax tenore, e da Gabriele Giampaoletti sax baritono. La formazione ha preso in prestito il nome, volendo rendergli omaggio, da uno tra i più originali e arditi innovatori del jazz e del sassofono, il celebre Charlie Parker (1920-1955), il quale, grazie ad un virtuosismo ancora oggi ammirabile e da pochi eguagliato, ha dato un contributo decisivo allo sviluppo della tecnica del suo strumento riuscendo a travalicare l’ambito strettamente jazzistico e a portare il sassofono alla conoscenza del grande pubblico.
Il “Charlie Parker Saxophone quintet” offrirà un viaggio a ritroso nella storia del jazz: si parte dal bebop per passare allo swing, al tango argentino, alla bossanova e concludersi con un salto in avanti fino ai giorni nostri, al jazz moderno. Il quintetto spazia tra i generi e i continenti, in un vero e proprio giro del mondo musicale.
La prima parte del concerto è dedicata al jazz di Charlie Parker, Gillespie, Berlin e Simons, si prosegue con il tango di Piazzolla e la bossanova di Jobim, segue poi una “toccata e fuga” nel west con le musiche di Morricone. Il viaggio si conclude poi con tre composizioni scritte e dedicate espressamente al Charlie Parker saxophone quintet da giovani e talentuosi autori contemporanei italiani.
Inizio all’insegna del bebop: una forma di jazz che dura circa un decennio, dal 1946 circa fino alla metà degli anni 50.
Il termine bebop è un'onomatopea che imita una brevissima frase di due note usata talvolta come "segnale" per delimitare le varie sezioni del brano. Nel bebop, tutto quello che è banale, scontato, è sistematicamente bandito. Le melodie sono scattanti, spezzettate, nervose. La velocità di esecuzione è molto elevata. Le due figure più carismatiche sono Charlie Parker e Dizzy Gillespie.
Miles Davis nella sua autobiografia scrive “Bird (Charlie Parker) è stato lo spirito del movimento bebop ma Dizzy ne era la testa e le mani, era lui che teneva insieme tutto”.
Di Charlie Parker vanno sottolineate la sua sonorità strumentale dolente e drammatica, le sue linee melodiche contorte, la sua ansia di evadere dagli schemi del jazz “classico”. Lo stile di Parker è unico e personalissimo, parte da radici swing, blues e afro-americane apportando un originale sviluppo improvvisativo caratterizzato da ardite sostituzioni armoniche e da una profonda attenzione per il ritmo.
Il suo alter-ego trombettistico è Dizzy Gillespie: a lui va riconosciuto il merito di “aver messo per iscritto la musica bebop”; il nascente movimento prese proprio il nome dalla sua canzone “bebop”, proposta dal “Charlie Parker saxophone quintet” in apertura di concerto.
Con “All of me” (1931) e “Cheek to cheek” (1935) il “Charlie Parker saxophone quintet” ci trasporta al periodo precedente il bebop: al periodo swing del jazz. Il termine swing sta ad indicare la caratteristica esecuzione delle note con un ritmo "saltellante" o "dondolante", (appunto swing in inglese). “All of me” e “Cheek to cheek” sono due swing insoliti: richiedono, infatti, di essere eseguiti da un’orchestra composta al massimo da sei elementi invece che dalle big band di 20-25 elementi tipiche dello swing.
“Cheek to cheek” di Irving Berlin (1888-1989), definito da Gershwin “il più grande compositore mai vissuto”, è famosissima per il suo motivo iniziale: “ In paradiso, io sono in paradiso e ilo mio cuore batte così tanto che a stento riesco a parlare…”.Sempre Gershwin, e tutta la critica, la considerano un cameo di perfezione e di sentimentalismo capace tuttavia di non scadere nella stucchevolezza.
Il viaggio prosegue poi in Argentina: la parte centrale del concerto propone le atmosfere tangueire di ”Melodia in La minore” e “tango preparense” di Astor Piazzolla e le sonorità brasiliane di “Desafinado”.
“Desafinado”, canzone composta nel 1958 da Antonio Carlos Jobim-padre della bossanova-, è un piccolo capolavoro di umorismo e ironia. Il protagonista è un cantante che si rivolge alla sua amata tentando di giustificarsi di fronte alla critica di essere stonato. Il finale è un commovente appello: anche gli stonati hanno un cuore che può essere ferito.
Il viaggio si conclude, dove era iniziato, lasciando spazio al jazz moderno, alle nuove leve che hanno saputo far proprie le sonorità dei grandi maestri per poi compiere un’elaborazione personale: “Groovin’up” di Mauro de Federicis, ne è uno degli esempi più riusciti. Mauro è un jazzista autodidatta che ha collaborato con molti jazzmen famosi tra cui Paolo Fresu e Renzo Arbore.
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