PERUGIA - Che anche in Umbria, dopo una lunga fase iniziale di incertezze riguardo alla definizione delle candidature, sia ormai pienamente avviata la campagna elettorale per le regionali lo dimostra anche il fatto che cominciano a comparire i primi sondaggi. E’ stato questa volta il Giornale dell’Umbria a bruciare nello scatto tutti gli altri organi di informazione rendendo note le stime fatte dall’Istituto Crespi che ha intervistato lunedì scorso un campione di 800 elettori.
Domani sarà la volta del Corriere dell’Umbria che ha annunciato addirittura l’uscita di un intero fascicolo al riguardo, per cui potremo mettere a confronto i ati che ci saranno forniti e verificarne la corrispondenza.
Quanto al lavoro dell’Istituto Crespi possiamo dire che, pur da prendere con estrema cauzione a causa dell’alto numero di indecisi ancora presente (un quarto del corpo elettorale non ha ancora optato per una delle candidate in lizza, ed altrettanto dicasi per le liste), possiamo dire senza dubbio che il dato più appariscente è quello che assegna alla candidata presidente del centro sinistra, Catiuscia Marini, il 49% della preferenze e ciò, anche se la colloca saldamente in testa rispetto alla sua rivale più diretta, la candidata del centro destra Fiammetta Modena, che starebbe al 42%, vorrebbe dire che avremmo per la prima volta in Umbria un presidente di Regione eletto con meno della metà dei voti espressi. Un segnale evidente della modificazione profonda che si sarebbe determinata nell’arco di questi ultimi anni per quanto riguarda l’orientamento politico-elettorale nella nostra realtà regionale.
Ma sarà proprio così e se così fosse quali sono i fattori che frenerebbero la corsa della Marini che tuttavia non rischierebbe minimamente la sua elezione?
Intanto va detto che, stando sempre al sondaggio di Crespi, la candidata presidente del centro sinistra raccoglierebbe un 2,5% in meno rispetto alla coalizione che la sostiene che viene data invece al 51,5%, e se così sostenere di averci visto giusto quanti nella coalizione si erano dichiarati non entusiasti della scelta compiuta dal Pd nel candidarla. Altra cosa sarebbe certo stata, come sottolinea lo stesso Crespi, se fosse stata ricandidata Maria Rita Lorenzetti, la governatrice uscente, alla quale tutti gli istituti di statistica assegnavano un 53% di partenza e la cui “bocciatura”, afferma Crespi, “viene percepita come una sorta di delegittimazione di un operato di governo”.
Altro fattore per lei sfavorevole la presenza di altre candidate per di disturbo. E non ci riferiamo tanto a Fiammetta Modena che sicuramente pescherà bene “nel suo”, ma che difficilmente potrà incidere sull’elettorato più tradizionale di centro sinistra, quanto alla radicale Maria Antonietta Coscioni, che viene data ad un sorprendente 3%, e a Paola Binetti, transfuga di recente dal PD, che corre in Umbria sotto le insegne dell’Udc, alla quale viene addirittura accreditato un 6% tondo tondo. Si tratta, dunque, di candidature autorevoli che sottrarrebbero terreno sotto i piedi della Marini.
Attenti, però, a non dare le cose per acquisite e ciò perché la campagna elettorale è stata di fatto avviata da pochissimo e non ha quindi prodotto ancora effetti significativi, e poi perché, oltre al numero elevatissimo degli indecisi, dobbiamo considerare che lo stesso Istituto Crespi ammette un margine di errore del 3,5% nelle sue previsioni. Ora, se ai dati presentati aggiungiamo o togliamo un 3,5%, si potrebbero determinare differenze addirittura dell’ordine del 7%: un abisso.
E questo vale anche per i partiti in lizza, anche se in questo caso la situazione si presenterebbe più tranquilla per il centro sinistra che, come abbiamo detto, raggiungerebbe nel suo complesso il 51,5%, distanziando di oltre 10 punti il centro destra che si fermerebbe al 41%.
Se così fosse avremmo un Pd di nuovo primo partito in Umbria dopo lo smacco delle europee, con il 38,5%, avanti di 3 punti rispetto al Pdl che si confermerebbe al 35,5%. Un buon risultato anche se ancora ben al di sotto al 45,4% raccolto dalla lista Uniti nell’Ulivo alle politiche.
Restando nel centro sinistra, la lista della sinistra unita (Prc, Pdci, Socialismo 2000) sarebbe al 5% e figurerebbe perciò come seconda forza della coalizione, davanti a Italia dei Valori (4,5%) e SEL (2,5%, riguardo alla quale, però, l’Istituto Crespi fa un po’ di confusione mettendoci insieme vendoliani e socialisti che si presenteranno invece in liste separate), con un ulteriore 1% assegnato a non meglio specificato “altri”.
Una sorpresa ci sarà invece nel campo del centro destra e sarebbe costituita dall’exploit della Lega che viene data al 4,5%, per
cui si porterebbe allo stesso livello dell’Idv. Al riguardo Crespi ha affermato che sarebbe questa la dimostrazione di come anche in Umbria “ci siano paura per il futuro e scarso ottimismo, ma anche voglia di novità e di cambiamenti”. La sua avanzata, spiega anche, “è l’espressione di scontentezza, di disagio per la scarsa attenzione che gli umbri sentono di aver ricevuto per i loro problemi. E’ un voto territoriale, di richiesta di attenzione e di misure concrete”.
Infine, l’Udc e la Lista Bonino-Pannella che si collocherebbero al di sotto delle percentuali assegnate alle loro candidate: il partito di Casini viene dato infatti al 5,5% (Binetti 6%) e i radicali raccoglierebbero il consueto 2% (Coscioni 3%).
Domani, come abbiamo detto, altro capitolo, con le previsioni annunciate dal Corriere dell’Umbria che avremo ugualmente modo di commentare.
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