Le delegazioni regionali del Partito Democratico, Rifondazione Comunista e Socialismo 2000 individuano le seguenti priorità da offrire quale contributo per l'intesa programmatica della coalizione
1. I prossimi saranno anni decisivi per il governo dell'Umbria, chiamato, da un lato, a fronteggiare gli effetti pesanti della crisi in atto, dall'altro, avviare un processo di innovazione e modernizzazione del sistema economico produttivo regionale, superando nodi irrisolti del passato, conseguenza di un modello di sviluppo eccessivamente legato al ciclo delle costruzioni e caratterizzato da un insieme di piccole imprese manifatturiere, che stenta a sviluppare relazioni sistemiche, con produzioni a basso valore aggiunto, in molti casi in subfornitura, e con basso livello di internazionalizzazione e di investimenti in innovazione e ricerca. Ciò richiederà il deciso avvio di una nuova stagione della programmazione regionale in grado di ridare slancio all'azione riformatrice del governo regionale.
2. Nella prossima legislatura prioritario dovrà essere l'impegno per sostenere l'occupazione, in questa direzione uno dei primi obiettivi del nuovo governo regionale sarà l'avvio delle procedure per la realizzazione di un Piano regionale del Lavoro inteso come vero e proprio programma multisettoriale, che preveda una reimpostazione degli interventi regionali, finalizzandoli alla priorità occupazione. In questo contesto si concorda sulla necessità di procedere all'approvazione della legge regionale per il reddito sociale, prevedendo un'adeguata dotazione finanziaria. All'interno del Piano regionale per il lavoro, dovrà essere prevista l'attivazione di specifici interventi a sostegno dei lavoratori delle imprese in crisi (ad esempio rifinanziamento della legge sulla imprenditorialità giovanile, e specifici interventi volti a sostenere l'attivazione di contratti di solidarietà).
3. In questo contesto di politiche volte al sostegno e sviluppo di nuova e buona occupazione terreno prioritario per le politiche regionali sarà lo sviluppo della green economy e di green jobs, in grado di riassorbire una parte non secondaria della disoccupazione prodotta dalla crisi attuale. Andranno rafforzati gli interventi di manutenzione e riqualificazione idrogeologica del territorio e delle reti idriche, di ristrutturazione e riqualificazione urbana, rivendicando dal governo centrale politiche coerenti e risorse adeguate, nonché politiche abitative sociali, che consentano di ridurre il consumo di territorio e contenere l'ulteriore espansione di attività estrattive, puntando, in particolare, sul recupero degli inerti da demolizione.
4. Per avviare i necessari processi di innovazione e modernizzazione del sistema economico produttivo, un ruolo strategico assumerà l'attivazione di politiche pubbliche che, privilegiando interventi di sistema, siano in grado di attuare un cambiamento del modello di specializzazione e di agganciare i vettori produttivi e di servizi a più alto contenuto di conoscenza. Gli assi attorno a cui organizzare queste nuove politiche non potranno che essere la ricerca e sviluppo, il sostegno all’internazionalizzazione, la formazione, il sostegno ai poli di eccellenza. A tale riguardo strategica sarà una politica industriale a sostegno delle reti di imprese e delle filiere di qualità. Attorno a questi assi andrà ripensata la strumentazione regionale a supporto dello sviluppo (il cosiddetto sistema delle Agenzie), e razionalizzata e portata a sistema la presenza a livello regionale dei numerosi poli di alta formazione, riorganizzando il complessivo sistema scolastico, formativo ed universitario.
5. In materia energetica va affermata una scelta radicale di esclusione e di indisponibilità dell'Umbria ad insediamenti di centrali nucleari, mettendo in campo una politica che incentivi e sostenga la diffusione delle fonti rinnovabili, privilegiando impianti di micro e mini produzione energetica. I beni naturali dai quali dipende la sopravvivenza e la qualità della vita, intesi come diritti, vanno sottratti al mercato. In questa direzione il governo regionale si impegnerà a non procedere ad ulteriori processi di privatizzazione del sistema idrico, accettando la sfida verso la ripubblicizzazione dell'intero servizio idrico. Sempre in materia di salvaguardia ambientale, andranno implementate le politiche per la riduzione della produzione di rifiuti, e incrementata la raccolta differenziata, ponendosi l'obiettivo di andare oltre il 65% previsto dal piano regionale. Solo per la parte non riciclabile, la cui quantità deve essere progressivamente ridotta nel tempo fino ad un riuso e riciclo completo, è ipotizzabile un trattamento in impianti a tecnologie flessibili e a basso impatto ambientale.
6. La sanità regionale che, in questi anni, ha raggiunto significativi risultati in quantità e qualità di prestazioni, salvaguardando il suo carattere universalistico, dovrà mantenere il modello pubblico, escludendo forme di privatizzazione. Andranno implementati strumenti e sedi di controllo che permettano ai cittadini di verificare disfunzioni ed inefficienze. Problemi come, ad esempio, quelli delle liste di attesa potranno essere risolti istituendo liste uniche sia per le prestazioni ordinarie sia per quelle a pagamento. Andranno portati avanti interventi per la deospedalizzazione e l’assistenza domiciliare integrata. Verrà data piena ed immediata attuazione alla legge sulla odontoiatria pubblica. Diritto alla salute vuol dire anche sicurezza, a partire dai luoghi di lavoro, per cui si dovrà attivare una campagna straordinaria contro gli infortuni e le morte bianche, intervenendo anche per via legislativa al fine di riordinare e coordinare le competenze di soggetti diversi.
7. La complessità dei problemi che l'Umbria, al pari di altre realtà regionali, si trova oggi ad affrontare richiederà l'attivazione di politiche comuni da parte di quelle Regioni dell'Italia centrale o mediana, che presentano forti tratti comuni in termini di modello produttivo, sociale e tradizioni culturali. Il governo regionale dell'Umbria si dovrà, pertanto, fare promotore di una politica comune delle Regioni dell'Italia mediana, quale strumento necessario per fare massa critica ed affrontare la sfida regionalista, ma anche per migliorare l’offerta dei servizi sociali e per definire un livello ottimale del sistema delle infrastrutture. E' necessario che le Regioni del centro definiscano politiche comuni e sviluppino una programmazione economica e sociale che vada oltre i propri ambiti territoriali per abbracciare l’intera porzione dell’Italia mediana. In particolare centrale risulterà l'impegno per delineare politiche comuni per quanto riguarda l’offerta dei servizi sociali e la sanità, mettendo in rete le strutture sanitarie ed integrando conoscenze, ricerche e professionalità, e le infrastrutture materiali ed immateriali.
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