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"La Uil Fpl Medici ha deciso - si dice in una nota del sindacato - di non sottoscrivere (al pari della Fp Cgil Medici) l'accordo per il rinnovo del contratto per il biennio 2008-2009 dei 130mila medici e veterinari del Servizio sanitario nazionale, scaduto il 31 dicembre 2009. Una scelta dettata da una semplice valutazione politica. La Uil, infatti, è stato il sindacato che si è battuto in maniera decisa per l'esclusività, con relativa indennità, legandola alla carriera in azienda e all’esercizio della intramoenia. Negli ultimi anni, attraverso i vari Governi, l'esclusività era già stata svilita, visto che non era più obbligatoria per gli incarichi di struttura semplice e complessa. Resisteva solo l’intramoenia. Il fatto è che quest'ultima nell'accordo è stata rivalutata di appena 25 euro lordi, a spese di un autofinanziamento dal complessivo incremento contrattuale del 3,2%: ben poca cosa. E ancor più grave è stato l’inserimento nel monte salari tramite la disapplicazione totale dell’art. 5 comma 2 del Ccnl 2000 secondo biennio. “Con un colpo di spugna – sottolinea Maurizio Lucarelli, responsabile regionale Uil Fpl Medici - si sono voluti cancellare 14 anni di storia della aziendalizzazione delle Asl e la vera innovazione della 502, cioè l’esclusività per i dirigenti medici e veterinari. Infatti ora basterà un nuovo atto parlamentare per cancellarla definitivamente, ritornando ad un passato di non appartenenza e fedeltà all’azienda, ma di confusione e grave danno per i soliti incolpevoli cittadini”. Ma a spingere la Uil Medici verso la non firma sono stati anche altri argomenti, ad esempio le ferie non godute, il riconoscimento del servizio e della esperienza professionale maturati in regime convenzionale di professionisti passati al Servizio sanitario nazionale ed altro che non hanno trovato l’attesa soluzione in questa fase contrattuale. “Inoltre – afferma Lucarelli - la scelta di privilegiare ospedali ad alta specializzazione non è stata sufficientemente bilanciata da un'offerta nel territorio per quelle fasce di utenza che non rientrano nelle logiche delle 'alte prestazioni'. Gli anziani con patologie cronico degenerative e ancor peggio quelli non autosufficienti si trovano in gravi difficoltà anche con l'aiuto dei parenti nella gestione della loro salute. Le sole risposte concrete arrivano dalla Medicina generale, le cui forme associative complesse con ampliamento delle prestazioni, sono ancora al palo di partenza mentre l'assistenza infermieristica domiciliare soffre di una grave carenza organica. Al contempo è nulla, almeno a livello di Centro salute, l'assistenza specialistica-domiciliare. L'allungamento delle liste d'attesa, argomento mai affrontato con la reale volontà di risolvere definitivamente il problema – conclude Lucarelli - non serve altro che ad acuire il problema”. Condividi